Il cantiere per la realizzazione del nuovo ospedale di Pisa è in funzione da pochi mesi: nell’arco di circa 4 anni restituirà una struttura all’avanguardia, caratterizzata da soluzioni spazio-funzionali di riferimento a livello europeo.

«Il progetto per il completamento del nuovo Ospedale Santa Chiara nel sito di Pisa Cisanello è frutto di un Accordo di Programma sottoscritto nel 2005 da Regione Toscana, Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana, Università di Pisa e dagli altri enti locali interessati», afferma l’ing. Rinaldo Giambastiani, direttore del Dipartimento Area Tecnica dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana e Responsabile unico del procedimento.

Ing. Rinaldo Giambastiani

«Il relativo masterplan, presentato nel 2009, prevedeva la costruzione di nuovi edifici per l’attività sanitaria e didattica, secondo un impianto a padiglioni sostanzialmente autonomi disposti a corona attorno al costruendo DEA, più una fascia di fabbricati per servizi collettivi posta a mediazione fra la viabilità d’accesso e le aree ospedaliera e universitaria.

Questa configurazione è stata poi abbandonata a favore di uno schema a monoblocco orizzontale per le funzioni sanitarie, prevedendo:
– un unico volume per l’ingresso principale all’intero complesso ospedaliero;
– il DEA quale baricentro del nuovo ospedale, attorno al quale saranno disposti sia le aree a maggiore intensità delle cure, sia i settori ambulatoriali e di degenza;
– il collegamento diretto fra tutti gli edifici, compreso il preesistente Primo potenziamento, attraverso la Main street.

Gli edifici ospedalieri saranno collegati anche mediante tunnel ipogei, destinati al trasporto pesante mediante AGV, e da una rete di posta pneumatica.
Pazienti esterni e interni, personale e visitatori si sposteranno perciò sempre al coperto, secondo percorsi dedicati senza commistioni con quelli tecnici, che risulteranno nettamente separati».

Flessibilità, comfort, efficienza

Quali saranno gli altri aspetti qualificanti del nuovo ospedale?
«Il progetto è stato ispirato da alcuni fra i più recenti esempi europei di architettura ospedaliera.
Una prima, importante decisione è stata quella di prevedere, per la maggior parte delle camere di degenza, un unico posto letto con possibilità di pernottamento per un parente.

Oltre a permettere un potenziale aumento della capacità di ricovero in caso di necessità – le criticità connesse alla recente epidemia del Covid-19, registrate anche in strutture ospedaliere italiane molto recenti, confermano che si è trattato di una scelta lungimirante – sarà possibile effettuare visite ambulatoriali direttamente nella camera di degenza.
In sostanza i reparti di degenza potranno essere vissuti come una sorta di “albergo a vocazione sanitaria”.

Al pari dei settori per la diagnostica strumentale, anche l’area ambulatoriale è stata concepita per garantire a ogni sala visita un doppio accesso, dalla zona di attesa dei pazienti e dal corridoio collegato all’area di lavoro del personale – il cosiddetto “backstage sanitario” – a vantaggio dell’efficienza del servizio, della privacy e della sicurezza di pazienti e personale.

Lo stesso principio di separazione dei flussi è stato applicato anche ai percorsi dei medici e degli specializzandi.
Gli studi e le aule occupano l’ultimo piano dell’edificio destinato alle degenze, perciò gli spostamenti verso i reparti avverranno in verticale, dall’alto verso il basso, ma in direzione opposta rispetto a quelli dei visitatori, che si spostano dal basso verso l’alto».

Il nuovo ospedale sarà affiancato da nuovi edifici per l’insegnamento accademico.
«Nella zona meridionale dell’area d’intervento saranno realizzati sia un nuovo edificio per uffici per le attività direzionali e amministrative dell’AOU, nettamente separato rispetto al resto dell’ospedale, sia gli spazi della Scuola di Medicina dell’Università di Pisa.
Questi ultimi saranno articolati in due fabbricati destinati alla didattica e alla ricerca scientifica, che saranno ospitate in ambienti equipaggiati con servizi e tecnologie fra le più evolute oggi disponibili».

L’ospedale e la città

Durante lo sviluppo del progetto e lo svolgimento della gara d’appalto sono state portate a termine altre opere importanti.
«Nel frattempo abbiamo completato il DEA, entrato in funzione dalla fine del 2011, e abbiamo realizzato un edificio destinato ad accogliere tutti i laboratori.
Si sono così liberati spazi all’interno della Piastra tecnologica prevista dal progetto del nuovo ospedale, ri-destinati alle attività oggi ospitate nel padiglione Cardiotoracico, creando di fatto un edificio unico per le attività ad alta intensità.
Parallelamente abbiamo portato a compimento le opere di urbanizzazione sull’intera area d’intervento (viabilità, parcheggi, reti tecnologiche, messa in sicurezza idraulica ecc.), che normalmente sono realizzate nella fase conclusiva del cantiere. In pratica sarà possibile attivare i singoli edifici in tempi estremamente rapidi, secondo il cronoprogramma concordato con l’ATI».

La costruzione del nuovo ospedale sarà in parte finanziata attraverso un’operazione immobiliare.

«L’attuale Ospedale Santa Chiara è situato a fianco della Piazza dei Miracoli, perciò occupa una posizione estremamente interessante dal punto di vista immobiliare. L’ipotesi di alienazione dell’area e degli storici edifici ospedalieri e universitari, a fronte di una riduzione dei costi di realizzazione, avrebbe però rischiato di compromettere l’esito della gara d’appalto per il nuovo ospedale.

Abbiamo perciò costruito un percorso alternativo che prevede, da parte dell’ATI aggiudicataria, un duplice obbligo:
– la redazione di un progetto di recupero del sito storico, nel rispetto delle indicazioni già definite dal progetto vincitore del concorso, curato dall’architetto inglese David Chipperfield;
– l’acquisizione del bene al termine del trasferimento delle attività nel nuovo ospedale, con possibilità di recesso a fronte del pagamento di una cospicua penale.

In questo modo risulterà facilitata l’eventuale cessione del sito storico ad altri operatori immobiliari interessati, anche per singoli lotti.
È opportuno ricordare che il contratto d’appalto prevede inoltre, sempre a carico dell’ATI, la fornitura dei servizi legati all’energia, alla manutenzione e alla logistica per i 9 successivi all’entrata in funzione dell’ospedale, su tutti i fabbricati del complesso compresi quelli già in funzione».

Sul fronte della sostenibilità energetica e ambientale, era stato ipotizzato l’uso della fonte rinnovabile geotermica.

«L’Università di Pisa aveva avviato uno studio per lo sfruttamento del bacino di acqua calda che si trova nel sottosuolo della città, per verificarne le potenzialità a copertura dei carichi termici dell’ospedale.
Purtroppo le ricerche non sono state supportate da adeguati finanziamenti, perciò le tecnologie previste faranno ampio ricorso alle fonti rinnovabili più collaudate – conclude l’ing. Giambastiani – come l’energia solare e la geotermia a bassa entalpia per la parziale copertura del fabbisogno energetico.

Giuseppe La Franca, architetto