Al momento sono circa 35 milioni le persone al mondo affette da demenza, un numero destinato a raddoppiare entro il 2030. In Italia si calcolano circa 1 milione di pazienti.
In entrambi i casi, morbo di Alzheimer e demenze vascolare rappresentano circa il 70% del totale.
A questi numeri vanno poi aggiunti quelli dei caregiver coinvolti nella malattia. Uno studio, pubblicato quest’anno sulla rivista Dementia and Geriatric Cognitive Disorders EXTRA, è riuscito a calcolare il ruolo dei fattori di rischio nello sviluppo di queste patologie, indicando nella prevenzione uno strumento che permetterebbe di ridurre del 30% le nuove insorgenze di malattia (Mayer F, Di Pucchio A, Lacorte E, et al. An Estimate of Attributable Cases of Alzheimer Disease and Vascular Dementia due to Modifiable Risk Factors: The Impact of Primary Prevention in Europe and in Italy. Dement Geriatr Cogn Dis Extra. 2018;8(1):60-71. Published 2018 Feb 21).
Quanti e quali sono i fattori di rischio sui quali lavorare?
Età e genere (le donne vengono colpite più degli uomini) sono immodificabili, ma ci sono altri 7 aspetti che aumentano l’incidenza di demenza: diabete, ipertensione, obesità, inattività fisica, depressione, fumo di sigaretta e basso livello di istruzione. Lo studio italiano ha pesato, per la prima volta, il ruolo di ognuno di questi fattori nel rischio di sviluppare Alzheimer o demenza vascolare.
Nel primo caso, il fattore più importante sembra essere l’inattività fisica, seguita dalla depressione, dall’ipertensione in mezza età, dall’obesità in mezza età, dall’essere fumatore, dall’avere un basso livello di istruzione e, infine, dal diabete. Le cose cambiano per le demenze con origine vascolare: la depressione, seguita dal basso livello di istruzione e dal diabete sono ai primi tre posti.
Vengono poi l’inattività fisica, l’ipertensione in mezza età, l’obesità e l’essere fumatore.
Nello stesso studio sono state fatte analisi di quello che accade regione per regione.
Walter Ricciardi, presidente dell’ISS, ha commentato: «in un contesto globale in cui le demenze sono in aumento con oltre 35 milioni di casi in tutto il mondo, destinati a raddoppiare entro il 2030, e circa un milione di casi nel nostro Paese», dichiara Walter Ricciardi, presidente dell’ISS, «risulta prioritario agire a livello di prevenzione e promozione della salute.
Già il Global Action Plan sulla demenza dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) per gli anni 2017-2025 identifica sette aree di azioni tra le quali la prevenzione, la diagnosi, la ricerca e la gestione integrata.
A livello dei singoli Paesi, poi, il Piano Nazionale delle Demenze (PND), rappresenta lo strumento di politica socio-sanitaria più efficace per governare in modo complessivo questo preoccupante fenomeno.
In Italia il PND è stato approvato in conferenza unificata nell’ottobre 2014 e la sua implementazione vede anche la partecipazione dell’ISS alla Joint Action europea “Act on Dementia” (2015-2018) mediante il coordinamento in due attività quali la diagnosi tempestiva e la gestione integrata della demenza: best practice che dovranno poi essere implementate nella pratica clinica corrente».
Intanto, lo scorso 12 novembre è partito anche il progetto ISS dedicato agli immigrati: “ImmiDem – Dementia in Immigrants and ethnic minorities: clinical-epidemiological aspects and public health perspectives”, il cui obiettivo è anche valutare in tal senso l’accesso e la presa in carico da parte dei servizi dedicati e favorire percorsi di cura adeguati.
Stefania Somaré