Diabete, a Padova un centro per la terapia cellulare

Nel caso del diabete di tipo 1 il trapianto di cellule pancreatiche è visto come possibile cura della malattia.
Si espianta il pancreas del donatore, si prelevano le cellule di Langherans, le si processa per renderlo idoneo al fegato del ricevente e si procede al trapianto. Finora la terapia cellulare era disponibile solo presso gli ospedali Niguarda e San Raffaele di Milano.

Di recente, però, la Giunta regionale del Veneto, con una delibera approvata su proposta dell’assessore alla Sanità Manuela Lanzarin, ha istituito presso l’Azienda Ospedaliera di Padova il Centro Regionale per la Terapia Cellulare del Diabete, l’unico centro esperto per il Nord-Est del Paese. I locali del centro erano già stati inaugurati nel dicembre 2021: mancava quindi solo il passaggio formale.
Responsabile del progetto è la professoressa Lucrezia Furian. Essendo un trapianto, questa terapia cellulare prevede l’uso di una terapia immunosoppressiva cronica per evitare che il corpo del ricevente rigetti le isole trapiantate. Si tratta di un limite, perché non permette di utilizzare la terapia su tanti pazienti.

Per bypassare questo ostacolo, i ricercatori padovani stanno studiando il modo di micro-incapsulare le isole di Langherans da trapiantare in una capsula di gel: ciò dovrebbe proteggerle dal sistema immunitario, consentendo di sospendere la terapia immunosoppressiva dopo qualche tempo dall’intervento stesso. In questo modo si dovrebbe poter estendere l’indicazione all’intervento, includendo molti più pazienti, adulti e anche bambini.

A differenza del diabete di tipo 2, che normalmente si manifesta in età adulta, il diabete mellito colpisce anche i più piccoli: sarebbe bello dare loro l’opportunità di guarire. L’altro limite è rappresentato dai donatori di pancreas.

I lavori di preparazione a questo lancio sono stati importanti, non solo per l’organizzazione degli spazi, ma anche per la formazione del personale che lavora nel centro, composto da 35 professionisti: 5 chirurghi trapiantologi, 5 diabetologi, 2 pediatri diabetologi, 2 psicologi, 7 biologi/biotecnologi, 4 infermieri, di cui 2 con competenze pediatriche, 5 tecnici di laboratorio, 1 dietista, 1 biostatistico, 1 assistente amministrativo, 1 responsabile dell’unità di processazione, 1 referente per l’unità di processazione.
Il finanziamento iniziale è stato di 1 milione 296 mila euro, ai quali si aggiungono risorse aziendali accantonate negli anni precedenti.

Stefania Somaré