Donne e salute nell’era post Covid, il Libro Bianco Onda

Le donne hanno subito un impatto maggiore dalla pandemia, sia rispetto a tematiche legate alla salute sia per quanto riguarda altri aspetti – dalla perdita del posto di lavoro, all’aumento della violenza di genere, a un aggravio del proprio carico di lavoro. Oggi, nella riorganizzazione del sistema sanitario nazionale in chiave territoriale, l’approccio di genere appare imprescindibile. È quanto emerge dall’ottava edizione del Libro Bianco di Fondazione Onda legato alle criticità emergenti dell’era post Covid, realizzato con il contributo non condizionato di Farmindustria.

Le donne hanno subito un impatto maggiore dalla pandemia, sia rispetto alla salute sia sul piano sociale, con un rischio doppio di sviluppare quadri sindromici a lungo termine, come il long Covid, carichi di cura addizionali legati alla difficoltà crescente di conciliare vita e lavoro, oltre ad un riscontrato aumento di violenza di genere determinata dalla chiusura forzata soprattutto nel periodo di lockdown.

Le donne risultano però al contempo protagoniste della sanità, sia come fruitrici, sia come erogatrici di servizi: sono il 76% degli infermieri, il 57% dei medici, la maggioranza dei malati cronici, in particolare over 65, e l’80% dei caregiver, figure cardine nella gestione e cura di bambini e anziani. Proprio alla luce di questo, nella riorganizzazione del SSN delineato dal PNRR e dal DM 77 che va verso una maggiore prossimità, l’approccio di genere risulta imprescindibile.

È questo quanto emerge dall’ottava edizione del Libro bianco sulla salute della donna, realizzato da Fondazione Onda – Osservatorio nazionale sulla salute della donna e di genere – con il contributo incondizionato di Farmindustria, presentato a Roma, in Senato, lo scorso 15 dicembre.

Il libro bianco

L’ottavo libro bianco, intitolato “Criticità emergenti nell’era post Covid-19. Nuove opportunità della medicina territoriale” è dedicato all’impatto, in ottica di genere, che la pandemia ha avuto sulla popolazione, in relazione all’andamento degli indicatori demografici e dei cosiddetti determinanti di salute, per evidenziare le criticità emergenti e riflettere sulle nuove opportunità che si potranno delineare, in particolare per le donne, attraverso la riorganizzazione della sanità territoriale.

«Il PNRR e il DM 77 hanno dato nuovo impulso, nella riorganizzazione della medicina territoriale, all’approccio di genere nella presa in carico dei pazienti. Questo volume», ha dichiarato la presidente di Fondazione Onda, Francesca Merzagora, «dopo un’analisi della dimensione di genere della pandemia si focalizza sui nuovi ruoli delle figure professionali territoriali e sulla necessità di modificare l’organizzazione del SSN, dove sempre di più le donne saranno le fruitrici dei servizi e le erogatrici di cure, purtroppo rivestendo ancora pochi ruoli apicali che definiscono le politiche sanitarie.
Prossimità, transizione digitale e integrazione, direttrici del PNRR, devono passare anche attraverso un cambio di paradigma che faciliti le carriere femminili, attraverso adeguate politiche di conciliazione (…)».

Le donne difatti curano ma senza arrivare a essere incisive su scelte di politica sanitaria. Non a caso, solo il 32% delle direttrici di struttura semplice è donna, percentuale questa che scende al 16% in caso di struttura complessa. E ancora, negli Irccs pubblici sono solo quattro le donne che ricoprono il ruolo di direttore scientifico.

Donne e cronicità

Per quanto riguarda gli aspetti demografici, stando ai dati Istat, gli ultra-65enni rappresentano il 23,5% della popolazione, con una maggior rappresentanza femminile sul totale che aumenta proporzionalmente con l’età, passando dal 52,8% nella fascia 65-74 anni al 66,5% in quella over-85. La speranza di vita alla nascita risulta pari a 82,4 anni (80,1 anni per gli uomini e 84,7 anni per le donne). Le differenze di genere nella cronicità mostrano una preponderanza maggiore nelle donne, mediamente più anziane e dunque più esposte a patologie correlate all’invecchiamento.

La medicina territoriale

La seconda sezione del Libro Bianco si focalizza sulla medicina territoriale, le cui carenze sono state ben evidenziate dal Covid-19, oggi al centro di un progetto di riorganizzazione del SSN in ottica di prossimità – complice l’invecchiamento e il numero crescente di pazienti cronici – così come voluto dal PNRR e dal DM77.

L’analisi del volume si sofferma tanto su strutture e telemedicina, quanto sulle figure professionali maggiormente richieste: medici, infermieri, ostetriche, psicologi e farmacisti. Una riorganizzazione in cui emerge come essenziale, nella medicina territoriale e nei programmi di prevenzione, l’assunzione di un approccio di genere, con una personalizzazione degli interventi che consideri, per esempio, che le motivazioni per cui donne e uomini fumano, non praticano attività fisiche, mangiano troppo o bevono alcolici sono diverse. Senza dimenticare che la maggioranza degli interventi territoriali saranno prestati da donne ad altre donne.

Nuovi modelli organizzativi e parità di genere

Proprio per questo vanno individuati nuovi modelli organizzativi che consentano la conciliazione dei tempi di vita e lavoro, tramite l’adozione di orari flessibili e personalizzati e lo sviluppo delle forme diversificate di part time, l’implementazione di lavoro agile nel lavoro a turni e di assistenza diretta e, infine, il sostegno alla condivisione del lavoro familiare e di cura fra donne e uomini. Lo stesso PNRR individua nella Parità di genere una delle tre priorità trasversali perseguite in tutte le missioni che compongono il Piano. Fondamentale, in tal senso, la formazione dei professionisti impiegati nei nuovi distretti della salute e in tutti i presidi territoriali, che promuova una visione “di genere” capace di valorizzare al meglio il ruolo delle donne nell’accesso alle carriere e di contrastare allo stesso tempo le molte forme di violenza e di discriminazione per un’effettiva parità.

Il ruolo dell’industria farmaceutica in ottica di genere

«I due anni trascorsi hanno cambiato il mondo, lasciando una traccia indelebile in ognuno di noi», ha commentato Marcello Cattani, presidente Farmindustria. «Dall’emergenza si è rafforzata la collaborazione globale tra governi, istituzioni e imprese ed è stato possibile in pochi mesi rispondere con un vaccino a una malattia fino a quel momento sconosciuta. E oggi più che mai, sosteniamo che la salute è un fattore prioritario per garantire la crescita del Paese. E la spesa sanitaria è un investimento e non un costo.

Le imprese farmaceutiche – ancora una volta – hanno dimostrato di essere un partner strategico ed affidabile, consapevole del proprio ruolo e del contributo che possono dare. Con 1,7 miliardi di euro all’anno investiti in ricerca e sviluppo, sono un settore costantemente rivolto all’innovazione e tra i primi che abbiano colto l’importanza delle politiche di genere all’interno delle proprie realtà. A oggi, infatti, il 43% delle nostre risorse umane è rappresentato da una presenza altamente qualificata di donne, quota che supera il 50% nell’ambito di Ricerca e Sviluppo.

Nell’industria farmaceutica inoltre è molto diffuso, già da prima della pandemia, un innovativo modello di relazioni industriali che presta molta attenzione alla conciliazione vita-lavoro, al welfare, alla genitorialità e alla formazione. Particolarmente interessanti in questa edizione del Libro Bianco sono anche le riflessioni sulla riorganizzazione e ridefinizione della sanità in atto in cui la medicina del territorio e la trasformazione digitale giocheranno un ruolo particolarmente significativo.

L’85% dei cittadini e il 40% dei medici è disposto a usare servizi di telemedicina. La sanità dei prossimi anni sarà sempre più improntata alle esigenze dell’individuo in cui l’identità di genere rappresenterà un fattore imprescindibile di personalizzazione delle cure. Su questo fronte da diversi anni è impegnata Onda che offre un prezioso lavoro e che Farmindustria sostiene per contribuire a migliorare, tutti insieme, la salute dei cittadini».

Elena D’Alessandri