European Society of Hypertension, Guido Grassi è il nuovo presidente

La European Society of Hypertension ha eletto come suo presidente il prof. Guido Grassi, professore ordinario di Medicina Interna dell’Università Milano-Bicocca, direttore della Divisione di Clinica Medica dell’Ospedale San Gerardo di Monza, direttore della Scuola di Specialità di Medicina Interna e coordinatore del Dottorato di Ricerca in Sanità Pubblica di Milano-Bicocca.

Guido Grassi

Il nuovo incarico, che si affianca a quello di presidente della Società Italiana dell’Ipertensione Arteriosa, gli è stato conferito nel corso del 31esimo congresso della ESH, che si è svolto ad Atene dal 17 al 20 giugno scorsi.
Nell’ambito dell’attività di ricerca, il prof. Grassi è autore di oltre 700 lavori pubblicati sulle maggiori riviste scientifiche internazionali.
Per la sua attività professionale è stato insignito di prestigiosi riconoscimenti tra cui il Paul Korner Award nel 2007, il Bjorn Folkow Award nel 2009 e il Talaj Zein Award dell’European Society of Hypertension nel 2017.

Fondata nel 1982, la ESH riunisce le società europee e dei Paesi dell’Est Europa allo scopo di divulgare le conoscenze scientifiche sull’ipertensione. Periodicamente aggiorna le linee guida per il trattamento della patologia.

«Dai lavori del congresso di Atene, a cui hanno preso parte 3.500 ricercatori e clinici, è emerso che in tanti Paesi non si riesce ancora a tenere sotto controllo la pressione arteriosa, con tutte le gravi conseguenze cerebrali, coronariche e renali che questo comporta», osserva il prof. Grassi.
«In molti casi è necessario assumere più di un farmaco per riportare i valori a livelli accettabili e questo fa aumentare i rischi di effetti collaterali. Sia da parte dei pazienti che degli stessi medici c’è, quindi, una tendenza a contenere l’impiego dei farmaci, cosa che rende più difficile raggiungere l’obiettivo. È uno degli aspetti su cui dobbiamo lavorare».

Rispetto alla nomina decisa dall’assemblea dell’ESH, il neo presidente Grassi commenta: «Quello che mi è stato conferito è un incarico di prestigio, ma che al tempo stesso richiede grande impegno. Dopo i due anni di emergenza pandemica dobbiamo adoperarci per intensificare gli scambi scientifici che c’erano prima e per coinvolgere sempre più ricercatori nello studio dell’ipertensione arteriosa e della relazione con le patologie a cui spesso è associata».