Fiaso, bisogna intervenire sul precariato

Giovanni Migliore, presidente Fiaso

Si è detto più volte che la pandemia in corso non ha fatto che mettere in luce problematiche del SSN già ben radicate, per non dire cronicizzate: le carenze dell’assistenza territoriale, i pochi posti letto in Terapia Intensiva, la mancanza di personale. Certo, il sistema ha reagito a suo modo, impegnandosi a colmare il quanto più possibile queste lacune per poter assistere i pazienti Covid+, ma in qualche modo si arranca ancora. Come se ciò non bastasse, dal fronte personale sanitario, i professionisti assunti a tempo determinato per rispondere alle esigenze pandemiche è precario e, se non arrivasse una stabilizzazione, una volta chiusa l’emergenza scomparirà dalle corsie ospedaliere.

Lasciando un’altra volta il Sistema Sanitario depauperato e le Aziende Sanitarie in difficoltà. Non a caso la Federazione Italiana delle Aziende Sanitarie e Ospedaliere ha chiesto, a suo tempo, che questi professionisti vengano assunti a tempo indeterminato: si parla di medici, infermieri e operatori sanitari vari, dai tecnici di laboratorio ai biologi. Una richiesta che è stata ed è tuttora sostenuta anche dai corrispettivi Ordini Professionali. Il Governo ha risposto positivamente, inserendo in Legge di Bilancio un capitolo dedicato proprio alle stabilizzazioni di questi lavoratori essenziali.

«La possibilità di reclutare a tempo indeterminato, tuttavia, è legata ai tetti di spesa», spiega Giovanni Migliore, presidente Fiaso. «Occorrerà superare quei tetti ancorati a parametri datati 2004 che non consentirebbero a tutte le aziende, soprattutto a quelle delle Regioni che sono state in piano di rientro, di adeguare il personale allo standard necessario per offrire i servizi della rete territoriale e di cure intermedie previsti nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Seguiremo con grande interesse l’iter parlamentare della legge che indicherà i requisiti e le risorse necessarie per le stabilizzazioni al termine del quale sarà possibile per le aziende sanitarie e ospedaliere determinare i numeri dei nuovi ingressi di personale».

La stessa Fiaso ha condotto un’analisi, Regione per Regione, della situazione del personale reclutato per affrontare l’emergenza: in tutto 66.000 professionisti, dei quali però, a conti fatti, solo 55.000 circa avrebbero bisogno di essere stabilizzati: 4.783 in Piemonte; 184 in Valle D’Aosta; 8.955 in Lombardia; 1.608 in Liguria; 553 nella Provincia Autonoma di Bolzano; 252 nella Provincia Autonoma di Trento; 1.780 in Veneto; 874 in Friuli Venezia Giulia; 5.979 in Emilia Romagna; 2.541 in Toscana; 869 in Umbria; 1.246 nelle Marche; 4.034 in Lazio; 1.808 in Abruzzo; 264 in Molise; 5.565 in Campania; 4.453 in Puglia; 363 in Basilicata; 1.258 in Calabria; 7.068 in Sicilia; 973 in Sardegna.

Un numero di cui tenere conto per fissare correttamente i nuovi tetti di spesa e consentire quindi le stabilizzazioni. D’altronde, la pandemia ha spinto anche i decisori politici a ripensare il Sistema Sanitario nel suo insieme, ma per poter apportare i tanti cambiamenti che sa stanno al momento studiando ci sarà bisogno di personale.

Stefania Somaré