Si terrà a Roma dall’8 al 10 novembre 2023 la prossima edizione del congresso della Fiaso, che si propone di dare il proprio contributo per supportare il cambiamento in atto nel SSN.
Spiega il presidente, Giovanni Migliore: «è tempo di scelte. La pandemia è stata una sfida senza precedenti per il SSN, ha messo a dura prova la nostra capacità di risposta e adattamento. Ora più che mai è necessario ripensare il futuro della sanità, imparando dalle esperienze degli ultimi tre anni e affrontando criticità e opportunità».
E così la Federazione intende riunire gli stakeholder del sistema per un confronto proficuo. Sono previste 8 sessioni principali e 15 parallele. Le prime sono dedicate ai temi centrali del nuovo modello: integrazione territoriale, risorse umane, transizione ecologica, ripensamento del modello ospedaliero, ricerca e sperimentazioni cliniche e digitalizzazione e innovazione nel settore sanitario. Le seconde, invece, approfondiranno alcune tematiche e saranno organizzate dai coordinamenti regionali di Fiaso, con l’intervento degli stakeholder dell’industria e del Forum Management Sanità.
Si toccheranno, per esempio, alcune delle criticità già emerse nella realizzazione degli investimenti previsti dalla missione 6 del PNNR: mancanza di fondi per l’assunzione di nuovo personale, in un contesto sanitario caratterizzato da note carenze, nonché per la sua formazione; difficoltà nella riorganizzazione della medicina generale, anche per l’assenza di professionisti, e dell’integrazione sociosanitaria con la rete ospedaliera.
Quello delle risorse umane è un tema al centro della discussione sanitaria da parecchio tempo, tra carenze di specialisti per le esigenze ospedaliere e ambulatoriali, incremento dell’età media della popolazione lavorativa, e necessità di valorizzare maggiormente i professionisti, dando loro opportunità di carriera e sistemi di incentivazione. Infine, si toccherà il tema delle differenze regionali, già ampie in alcune situazioni per scelte organizzative e capacità finanziaria di ogni Regione.
In questo contesto, se dovesse davvero essere realizzata l’autonomia differenziata, il rischio è che il divario tra Regioni aumenti notevolmente, incidendo poi sulla qualità dei servizi offerti ai cittadini e sulla possibilità stessa di accesso alle cure. Ecco perché «il management sanitario italiano mette la propria esperienza al servizio di un piano di rilancio del SSN. Non ci limiteremo a una celebrazione. Dovremo fare uno sforzo collettivo verso un’assunzione di responsabilità per individuare soluzioni concrete per continuare a garantire equità nell’offerta dei servizi sanitari per i cittadini».