FNOPI presenta a Governo e Parlamento le richieste per migliorare la professione

Barbara Mangiacavalli

Da tempo gli infermieri italiani chiedono un maggiore riconoscimento del proprio ruolo e nuove possibilità di carriera, condizione già esistente in molti Paesi.
Lo European Nursing Council indica un serie di compiti che dovrebbero rientrare nelle possibilità dell’infermiere: promozione della salute, educazione sanitaria, prevenzione delle malattie, cura dei malati, dei feriti, dei disabili e dei malati terminali, promozione della salute del paziente, supporto della qualità delle cure, miglioramento continuo dei servizi, ambito di ricerca e uso delle pratiche evidence based, fino ad arrivare a contributi nella politica sanitaria e nella gestione dei sistemi sanitari di un Paese.

La Federazione Ordini Professioni Infermieristiche ha elaborato queste richieste e le ha sintetizzate nel report “Stati Generali della professione infermieristica – consultazione degli infermieri iscritti all’albo sullo sviluppo della professione, per un sistema salute più giusto ed efficace”.

Sono quattro i pilastri presi in considerazione: identità professionale, organizzazione, formazione, rapporto con gli OSS.
Riassumendo, gli infermieri chiedono di crescere e differenziarsi per responsabilità, competenze e percorsi di carriera, avendo così modo di scegliere quanto più li rappresenta.

Inoltre, vogliono essere loro i responsabili di formare le figure di supporto, come gli OSS, secondo le necessità di un quadro di riferimento nazionale, con estrema chiarezza di ruoli e in base all’organizzazione che gli stessi infermieri programmano.

Per scendere più nel dettaglio, il report parla di revisione della formazione universitaria, alla quale si vorrebbero aggiungere specializzazioni accademiche, anche grazie alla laurea magistrale a indirizzo clinico, e riconoscimento degli infermieri esperti nelle équipe multiprofessionali.

Non manca la richiesta di avere un maggior riconoscimento anche economico e di poter svolgere anche attività intramoenia, come i medici, permettendo così un maggior sviluppo del rapporto pubblico-privato.
Un punto a parte sostiene l’affermazione dell’infermiere di famiglia come trade union tra ospedale e territorio, un professionista che dovrà necessariamente utilizzare la sanità digitale.

Barbara Mangiacavalli, presidente FNOPI, sottolinea: «non si può continuare a parlare di ricette semplicistiche per affrontare e risolvere i problemi, perché il sistema è ormai complesso e servono analisi e strumenti di complessità.

La tutela della salute non è più e non può essere un problema di singole professioni, ma di un sistema multiprofessionale che richiama a un’analisi e a strumenti di complessità» e, ancora «infermieri e infermieri pediatrici hanno, in questo senso, metodi e strumenti di stratificazione del bisogno assistenziale, della complessità assistenziale, dei livelli di intensità assistenziale, degli strumenti e dei metodi di valutazione dei bisogni dei pazienti dal rischio cadute, del rischio infezioni, della capacità di orientarsi.
Istituzioni e politica devono comprenderlo e noi siamo disponibili come sempre a dare in questo senso il necessario supporto».

Le richieste sono il risultato della rielaborazione di oltre 9.000 contributi inviati, che sono stati analizzati e processati da un team di comunicatori, manager, metodologi e infine da gruppi di lavoro coordinati dalla federazione nazionale e composti da rappresentanti degli ordini provinciali.

Stefania Somaré