Concepito per operare in piena autonomia al servizio dell’ospedale principale, grazie a un attento studio dell’assetto funzionale e dei percorsi il nuovo DEA realizzato a tempo di record permette di fronteggiare l’emergenza in atto.

La necessità di realizzare in tempi brevissimi i nuovi centri Covid-19, al servizio di alcuni dei principali ospedali italiani, ha reso necessario superare numerose sfide, fra cui quelle di una concreta integrazione progettuale fra discipline differenti.
La progettazione dell’Emergency Center presso Humanitas Gavazzeni a Bergamo è un caso di estremo interesse in quanto il team progettuale, composto da Techint Engineering & Construction e da FTA Filippo Taidelli Architetto, ha operato in appoggio al personale sanitario e tecnico del gruppo Humanitas.

Autonomia e integrazione

L’arch. Elena Airaldi, progettista senior del team Techint, si è occupata della progettazione funzionale: «Come per l’Emergency Hospital 19 presso l’Irccs Istituto Clinico Humanitas di Rozzano (Milano), anche l’Emergency Center di Bergamo è una struttura che presenta i più elevati standard in materia di edilizia ospedaliera, concepita per fronteggiare situazioni d’emergenza.

Arch. Elena Airaldi

Il progetto è stato sviluppato sulla base delle esigenze espresse dai sanitari e dai tecnici di Humanitas, che hanno trasmesso al gruppo di lavoro l’esperienza e le competenze sviluppate nella cura del Covid-19, contribuendo in modo determinante alla messa a punto delle soluzioni.
Pur essendo funzionalmente autonomo e autosufficiente, l’Emergency Center è fortemente collegato e integrato all’ospedale e le sue caratteristiche ne permetteranno l’uso anche a supporto della normale attività ospedaliera a lungo termine. A tutti gli effetti si tratta di un DEA estremamente flessibile, equipaggiato per la cura dei pazienti infettivi, che dispone delle dotazioni utili anche nell’ottica di ulteriori emergenze sanitarie.
Si è cercato quindi di rispondere al meglio alla necessità di creare un vero e proprio centro specializzato, in grado di assistere questa nuova categoria di pazienti, perseguendo parallelamente l’obiettivo di consentire a Humanitas Gavazzeni di funzionare al meglio e in sicurezza, ovvero senza la necessità di sospendere o di differire le prestazioni sanitarie, garantendo così continuità nell’assistenza a tutte le categorie di utenti».

Le funzioni dell’Emergency Center

Quali sono gli aspetti più interessanti del progetto funzionale?
«Nonostante la complessa situazione creata dall’emergenza pandemica, che ha imposto la progettazione e la realizzazione del nuovo edificio in tempi e spazi contenuti, la mia principale preoccupazione è consistita nella coerenza rispetto alla qualità della progettazione ospedaliera, soprattutto nei confronti dei requisiti di accreditamento indispensabili per una struttura permanente.
Abbiamo applicato i consolidati principi che ci guidano da sempre nella progettazione ospedaliera (studio attento dei processi e dei percorsi, reversibilità, flessibilità, ergonomia, privacy, ecc.), declinandoli rispetto alle specificità dell’emergenza in atto, perciò con soluzioni spazio-funzionali e igienico-impiantistiche ad hoc. Dal punto di vista funzionale l’Emergency Center è articolato in 5 reparti:

  • Pronto Soccorso, con aree per Osservazione breve intensiva e Diagnostica per immagini
    Terapia Intensiva, con Shock room
  • Degenza
  • Servizi generali, costituiti essenzialmente dagli spogliatoi del personale e dal connettivo comune
  • Blocco operatorio, con sale distinte per gli interventi chirurgici ed emodinamici.

Pronto soccorso, Terapia intensiva e Degenza occupano tre volumi in linea, fra loro paralleli, e gravitano attorno all’area del triage, che funge da snodo per i percorsi dei pazienti in ingresso. I Servizi generali sono situati al capo opposto rispetto al triage, per consentire gli spostamenti del personale senza interferenze rispetto ai flussi dei pazienti e per permettere l’accesso al Blocco operatorio dagli altri reparti. L’assetto spazio-funzionale è perciò estremamente semplice, ma garantisce una notevole autonomia a ciascun reparto senza pregiudizio per la fluidità dei collegamenti interni».

I percorsi in dettaglio

Qual è stata la principale difficoltà incontrata?
«In generale, l’assetto dei percorsi è il tratto distintivo del progetto funzionale di qualsiasi struttura ospedaliera, anche non destinata ai pazienti infettivi, ma in questo caso lo studio dei flussi ha necessariamente considerato anche la variabile del rischio di contagio da parte del personale. Le soluzioni sono perciò state messe a punto in strettissima collaborazione con il personale medico e tecnico del gruppo Humanitas.

L’area triage del Pronto Soccorso, per esempio, è organizzata per separare i flussi dei pazienti in ingresso già a partire dalla camera calda, ma è comunque presente un ingresso separato che conduce direttamente alla Degenza, senza attraversare il Pronto soccorso, da utilizzare per il trasferimento dei pazienti in arrivo o diretti ad altre strutture in modo che i percorsi non si incrocino.

Sempre l’area triage è direttamente collegata alla sala Tac e al Blocco operatorio attraverso un corridoio che separa il Pronto Soccorso dalla Terapia Intensiva, in modo che il personale possa spostarsi liberamente all’interno della struttura e che i pazienti possano accedere ai servizi diagnostico-terapeutici, senza attraversare alcun reparto.

La stessa cura è stata posta allo studio dei percorsi del personale, soprattutto nella delicata fase di vestizione e svestizione dei dispositivi di protezione individuale, e dei flussi di trasporto dei materiali puliti e sporchi, affinché risultassero i più corti e protetti possibile».

Giuseppe La Franca, architetto