I due volti della sanità

Bright lights at the end the hospital corridor. The concept of lÈ stato presentato il 16 marzo, a Roma, il Rapporto di Cittadinanzattiva “I due volti della sanità. Tra sprechi e buone pratiche. La road map per la sostenibilità vista dai cittadini”. Nel corso della giornata si è parlato di esempi concreti di spreco rilevate dall’Associazione grazie a segnalazioni di cittadini e anche personale sanitario stesso: nello specifico le realtà individuate sono state 104.

Tre le principali voci di spreco: macchinari ad alta tecnologia e assai costosi acquistati e utilizzati solo part time, se non addirittura inutilizzati (46%); inefficiente erogazione di servizi e prestazioni (37%); personale sanitario gestito male, o perché con turni troppo lunghi o perché lavora troppo poco o, ancora, perché costretto a spostarsi tra varie sedi (17%). Numerosi gli esempi portati, da esami-prericovero che devono essere ripetuti a causa del rinvio dell’operazione, a reparti che avrebbero dovuto essere di eccellenza e invece svolgono attività part time, da presidi acquistati attraverso i centri di acquisto che però risultano inadeguati e quindi restano inutilizzati, a letti comperati per un reparto ma che non entrano in ascensore rendendo impossibile lo spostamento dei pazienti all’interno della struttura.

Durante il convegno sono stati fatti i nomi delle strutture che si sono messe in evidenza per scelte errate e sprechi di fondi. Alla presentazione hanno partecipato anche le più alte cariche di Agenas. Ecco come si è espresso il direttore generale Francesco Bevere a latere dell’evento: «gli sprechi e le inefficienze sono la prima causa delle disuguaglianze nell’accesso alle cure e nell’erogazione dei servizi sanitari. In questo ambito, anche alla luce delle normative più recenti, ad Agenas è affidato un ruolo ancor più decisivo nel supportare i servizi sanitari regionali nei processi di autoanalisi e di miglioramento, perfezionando gli strumenti di valutazione e di correzione delle cause di disordine organizzativo e gestionale che spesso impediscono di fornire adeguate risposte ai bisogni di salute dei cittadini. La prima alleanza è quella con i cittadini, un patto che richiede trasparenza e corretta informazione». Questa situazione degli sprechi non può più essere affrontata con la ricetta della spending review che, come hanno dimostrato più situazioni, spesso è causa di sprechi ancora maggiori e, soprattutto, di disagio per i cittadini.

Una nuova ricetta è possibile? La risposta è sì, almeno per Tonino Aceti, coordinatore nazionale del Tribunale per i Diritti del Malato di Cittadinanzattiva: «la ricetta va cambiata: partire da una più profonda conoscenza dei fenomeni; guardare alle buone pratiche esistenti; mettere a punto interventi selettivi per agire sulle cause e non sparare nel mucchio; riconoscere il valore che ogni attore può dare per contrastare le inefficienze, a partire da cittadini e professionisti; misurare gli effetti prodotti dagli interventi. Su appalti e acquisti occorre migliorare uniformemente impostazione, quindi cosa comprare, in che quantità e come farlo; verificare il rispetto di accordi e procedure e occuparsi anche alla corretta esecuzione dei contratti, applicando penali in caso di irregolarità o ritardi. Tutti possono e devono agire per ridurre sprechi e inefficienze, nessuno escluso. Per questo è indispensabile valorizzare competenze, sensibilità e dare attenzione alle segnalazioni di tutti e superare la logica che spetti sempre a qualcun altro agire o che tanto non cambia nulla. Le buone pratiche che oggi premiamo lo dimostrano». Durante la presentazione sono infatti state presentate situazioni di buone pratiche – per la maggior parte provenienti dal Centro-Nord, con grande rilevanza del Veneto – che hanno partecipato al premio Alesini. Delle 55 realtà che hanno partecipato, 3 hanno vinto il Premio vero e proprio e 7 hanno ricevuto una menzione speciale. I tre vincitori sono: Policlinico Casilino di Roma, con il progetto “Il Pronto Soccorso vive il proprio territorio e ne assume i bisogni specifici come obiettivi. Per questo si organizza per dare Accoglienza e Supporto alle Fragilità, Riconoscere e Tutelare Vittime della tratta”; la Ulls 9 di Treviso, con il progetto XX dal titolo “La salute è nelle nostre mani”; il Complesso ospedaliero Ospedale Mauriziano Umberto I di Torino, con il progetto “Ridefinizione e implementazione degli spazi verdi”.

Ha commentato ancora Aceti: «sono storie di professionisti che non si lasciano scoraggiare da ostacoli burocratici, pregiudizi, demotivazione ma si rimboccano le maniche, credono fortemente che un altro mondo e un altro modo è possibile e hanno il coraggio di metterlo in pratica. Non è un caso che i tre vincitori hanno saputo cogliere bisogni emergenti, o pressanti e urgenti: l’attenzione ai migranti per interventi in emergenza attenti alle differenze linguistiche e culturali; il supporto nel rientro al domicilio, con strumenti per favorire corrette azioni di cura del familiare o di se stessi; il recupero di aree di strutture ospedaliere, coinvolgendo e valorizzando anche l’Università, per restituire un ambiente che cura, bello e piacevole. Oggi noi ripartiamo da qui per la road map per la sostenibilità: buone pratiche come queste devono essere censite, incentivate, valorizzate a tutti i livelli. Per questo è necessario un Programma Nazionale Buone Pratiche in Sanità per garantirne l’effettiva e diffusa implementazione sul territorio nazionale». Nel corso della giornata, infine, è stata presentata una road map, ideata sulla base delle segnalazioni dei cittadini, per aiutare chi la sanità la fa e la stimola a lavorare per la sostenibilità del sistema: si tratta di 34 punti. Ecco i 5 più salienti: «ammodernare e organizzare il Ssn a partire dalla centralità del malato, dei suoi bisogni e non di altri interessi, che nulla hanno a che vedere con il servizio di cura, assistenza e produzione di salute che al Ssn è affidato; attuare per tempo le decisioni assunte con l’approvazione di atti nazionali-regionali-aziendali rendendole effettive; adottare una strategia nuova per la misurazione e definizione di standard per il personale, per l’assistenza sanitaria territoriale, oltre che per il dimensionamento (per bacini di utenza) delle strumentazioni/apparecchiature/tecnologie sanitarie, funzionale agli investimenti e alla gestione; realizzare una banca dati delle dotazioni strumentali e dei beni eccedenti e pienamente funzionanti (quindi sicuri e di qualità) non utilizzati dalle strutture in cui sono ubicati, così da poter essere messi a disposizione delle altre strutture sanitarie; promuovere la trasparenza come strategia di fondo per operare le scelte, per la valutazione, per la promozione del merito, per il contrasto a fenomeni di illegalità e corruttivi. Per questo è necessario superare l’approccio burocratico nell’applicazione delle norme».

Stefania Somaré