Sono sempre più numerose le ricerche che confermano l’utilità di utilizzare sistemi robotici e trattamenti elasticizzanti nella riabilitazione post ictus.
Lo studio “Combining robotic training and inactivation of the healthy hemisphere restores pre-stroke motor patterns in mice” dell’Istituto di Neuroscienze del CNR e dell’Istituto di Biorobotica della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, pubblicato di recente sulla rivista eLife, si è concentrato sul ripristino della corretta comunicazione tra i due emisferi cerebrali in un modello animale di ischemia unilaterale in area motoria.
Un approccio che permetterebbe di trattare l’emiparesi dovuta a ischemia cerebrale.
Ma come? L’idea è di ripristinare l’equilibrio che esiste in un cervello prima di un ictus, evento che altera la comunicazione tra i due emisferi, rendendo di fatto l’emisfero non colpito il dominante.
Una situazione che limita la possibilità di sviluppare plasticità sinaptica nelle aree intorno a quella colpita da ischemia. Ecco quindi che il trattamento prevede una inattivazione transitoria di una piccola porzione di emisfero sano, così da ricreare un equilibrio tra i due emisferi.
L’emisfero malato può quindi beneficiare appieno della riabilitazione fisica cui viene sottoposto il paziente, che è guidata da strumenti robotici per rendere massima la precisione del controllo motorio nell’esercizio. E quindi la riabilitazione dell’area del cervello colpita.
Inoltre l’uso di strumenti robotici consente di raccogliere dati su forze, velocità e traiettorie esercitate dal soggetto.
«I risultati», spiega Cristina Spalletti, ricercatrice dell’In-Cnr e prima autrice del lavoro pubblicato, «sono stati valutati mediante tecniche di elettrofisiologia per verificare lo stato di attività cerebrale, di neuroanatomia per visualizzare i cambiamenti plastici nelle aree perilesionali e su compiti motori per misurare il recupero funzionale in un modello animale».
Ciò che si è osservato è un riequilibrio della comunicazione tra i due emisferi, un aumento della plasticità perilesionale e i ripristino delle capacità motorie a valori molto vicini a quelli misurati prima della lesione. Un esempio di quali risultati si possono raggiungere quando neuroscienze di base, bioingegneria, robotica e clinica si uniscono per il miglior beneficio dei pazienti. Lo studio è coordinato da Matteo Caleo dell’In-Cnr e da Silvestro Micera della Scuola Superiore Sant’Anna e si è concentrato principalmente sull’arto superiore.
Stefania Somaré