In arrivo una fellowship di chirurgia oncologica

L’Italia compie un passo importante nella formazione della chirurgia oncologica. Per la prima volta viene attivata una fellowship di chirurgia oncologica, un percorso di ultraspecializzazione già consolidato in Nord America ma finora assente in Europa. 

Il progetto promosso dalla Società Italiana di Chirurgia Oncologica (SICO) e realizzato in collaborazione con la Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori di Milano (INT), coinvolge una rete di centri di eccellenza distribuiti sul territorio nazionale. 

L’iniziativa, giunta alla terza edizione, è rivolta a giovani specialisti in chirurgia generale che desiderano approfondire le principali branche della chirurgia oncologica complessa. 

«La formazione in chirurgia oncologica non può più essere generalista: servono percorsi di formazione avanzata che permettano ai futuri chirurghi di acquisire competenze trasversali e di sviluppare una cultura oncologica solida», spiega Alessandro Gronchi, direttore della Chirurgia dei Sarcomi e del Dipartimento di Chirurgia dell’INT. «La fellowship non solo innalza il livello medio della preparazione, ma costruisce reti di collaborazione tra specialisti e istituzioni, generando valore per tutto il sistema».

Ogni anno, il programma, alla terza edizione, seleziona pochi candidati altamente qualificati.

«Il numero è volutamente limitato» sottolinea Marcello Deraco, responsabile della Struttura Semplice (SS) Tumori Peritoneali, Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori (INT) di Milano e Presidente SICO «perché la formazione si svolge in contesti ad alto volume e con tutor dedicati. È una scelta che punta all’eccellenza e che prepara figure destinate a diventare riferimento nelle strutture italiane ed europee».

Il progetto ha due principali obiettivi: colmare il vuoto formativo esistente in Europa creando un percorso strutturato e riconosciuto dalla comunità scientifica; offrire ai pazienti percorsi sempre più mirati, affidati a chirurghi capaci di integrare competenze diverse. 

«Nel trattamento del melanoma, ad esempio» evidenzia Andrea Maurichi, dirigente medico presso la Struttura Complessa di Chirurgia del Melanoma e dei Tumori Oculari dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano «negli ultimi dieci anni abbiamo assistito a una vera rivoluzione, con l’arrivo di immunoterapie e farmaci mirati. Senza chirurghi formati su queste nuove logiche di integrazione terapeutica, la qualità delle cure rischierebbe di essere disomogenea sul territorio nazionale».

La partecipazione al progetto si concretizza, inoltre, nella creazione di un network clinico e umano: «Chi partecipa a questo percorso entra in contatto con diverse scuole chirurgiche e con colleghi che diventeranno partner di lavoro per tutta la vita professionale» aggiunge Isacco Montroni, Direttore della Chirurgia Colon-Rettale dell’INT. «È un modello che rafforza le competenze individuali e consolida una rete di collaborazione duratura».

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