Imprescindibile la presenza dell’infermiere di famiglia all’interno delle Case della Comunità in via di realizzazione con i fondi del PNRR. Quale potrà essere il nuovo ruolo attribuito a questa professione negli scenari di assistenza primaria alla popolazione che si stanno delineando a livello regionale e nazionale?
I nuovi bisogni socioassistenziali della popolazione sono espressione di una serie di fenomeni ben definiti: allungamento della vita media, aumento costante delle malattie cronico degenerative, comparsa di nuove patologie sociali tipiche del nostro tempo.
La risposta assistenziale a questi nuovi bisogni riesce a essere solo parziale perché punta a risolvere soprattutto la dimensione fisica del problema.
L’infermiere di famiglia può diventare il punto di riferimento per gestire la continuità del progetto assistenziale ospedale-territorio senza far ricadere questo ruolo di connettore sul paziente stesso o sulla sua famiglia, per i quali risulta sempre molto gravoso.
Può farsi, infatti, promotore nei confronti delle persone che assiste del collegamento tra educazione alla salute, fiducia nelle proprie capacità, e volontà di assumersi in parte la responsabilità della propria salute, per quanto attiene a ognuno.
L’infermiere di famiglia conosce la popolazione fragile attraverso i contatti legati a una stretta sorveglianza e alle visite periodiche. Per questo motivo è in grado di rilevare precocemente eventuali segni di ricaduta e può allertare il medico di medicina generale in modo da intervenire tempestivamente su casi selezionati.
Un circuito virtuoso di questo tipo, tra l’altro, può evitare accessi al pronto soccorso ai quali molto probabilmente si andrebbe incontro se nessun operatore sanitario rilevasse con anticipo l’evoluzione della malattia.
È necessario, però, un cambiamento di mentalità. L’infermiere può fungere da collegamento sistemico in una situazione in cui è richiesta la multi professionalità e dove tutti i protagonisti hanno, o dovrebbero avere, pari dignità.
In linea con questa idea, la formazione universitaria mira a superare il modello prestazionale dando spazio a questi nuovi piani che prevedono, appunto, la continuità della cura. Gli studenti ricevono gli strumenti necessari per interfacciarsi in modo trasversale con i colleghi del comparto sanitario e sociale e con gli altri attori sul territorio. Questa sfida si gioca anche attraverso l’utilizzo di modalità di assistenza innovative come la telemedicina, la teleassistenza e il telenursing.
Mettere a profitto il ruolo che l’infermiere di famiglia può giocare rappresenta un’opportunità per chi crede in un modello assistenziale innovativo che abbia l’obiettivo primario di prendersi cura della popolazione in ottica di prossimità e proattività d’intervento sul singolo paziente, sulla sua famiglia e sulla comunità nel suo insieme.