Infezioni ospedaliere, corrette pratiche di prevenzione

Secondo i dati riportati dall’ECDC – Centro Europeo Malattie Infettive ogni anno in Unione Europea circa 33 mila persone muoiono per infezioni da batteri resistenti agli antibiotici, la maggior parte contratte in ospedale, di cui circa un terzo in Italia (The Lancet): emerge un aumento del tasso di prevalenza delle infezioni.

Ciò che emerge, però, in modo altrettanto evidente dallo studio dell’ECDC è che oggi in Italia la probabilità di contrarre infezioni durante un ricovero ospedaliero è del 6% (Report Italiano – Studio di prevalenza italiano sulle infezioni correlate all’assistenza e sull’uso di antibiotici negli ospedali per acuti – Protocollo ECDC; Prevalence of healthcare-associated infections, estimated incidence and composite antimicrobial resistance index in acute care hospitals and long-term care facilities: results from two European point prevalence surveys, 2016 to 2017), con 530 mila casi ogni anno: dati che pongono l’Italia all’ultimo posto tra tutti i Paesi in Europa.

Si tratta, infatti, di un allargamento della forbice dovuto all’aumento dei pazienti più fragili, con un’età superiore ai 65 anni, all’utilizzo di sistemi sempre più invasivi per l’organismo umano come cateteri o endoscopi che costituiscono veicoli di batteri, ma soprattutto alla scarsa adozione di strategie di prevenzione.

In Italia si stimano circa 7.800 casi di decessi l’anno (The Lancet) per infezioni acquisite nei nosocomi, pari al doppio delle morti legate agli incidenti stradali (Annual Accident Report 2018).
Da un’altra prospettiva l’impatto è pesante, se si considera che rappresentano un rischio fatale quanto la somma delle maggiori malattie infettive messe insieme: influenza, tubercolosi e HIV (The Lancet).

Per questo è più che mai necessario aumentare la consapevolezza dei cittadini e sensibilizzare gli operatori sanitari sul tema della prevenzione e dell’antibiotico-resistenza, affinché il Piano Nazionale di Contrasto dell’Antimicrobico-Resistenza (PNCAR) 2017-2020, a cura di Ministero della Salute, entri a far parte definitivamente dei programmi condivisi e applicati da Regioni e ospedali.

Corrette pratiche di prevenzione, che passano da rinnovati e adeguati protocolli, potrebbero ridurre del 20-30% questo gap nel percorso assistenziale, concorrendo a migliorare anche l’impatto economico sul SSN, considerato che i costi di trattamento di una singola infezione pesano dai 5 ai 9 mila euro.
Questo risultato è raggiungibile attraverso l’adozione di alcuni semplici ma fondamentali passaggi: dalla più nota pratica del lavaggio delle mani, al riscaldamento del paziente durante un’operazione chirurgica, all’uso di medicazioni in grado di tenere sotto controllo eventuali infezioni dovute all’accesso venoso attraverso il catetere.

Per far fronte dunque alla resistenza agli antibiotici, come sottolineato dal Centro Europeo Malattie Infettive, e per contrastare l’aumento delle infezioni correlate all’assistenza ospedaliera, 3M da sempre impegnata in questa direzione lancia la campagna “Ospedale Senza Infezioni”, con l’obiettivo di meglio informare i cittadini e diffondere un programma d’azione condiviso con gli operatori sanitari verso l’adozione di sempre più efficaci modelli di prevenzione.