Studio del profilo molecolare, genomica e radiomica, algoritmi intelligenti elaborati con software sofisticati: sono questi alcuni dei nuovi paradigmi su cui si basa la “nuova” radioterapia, annunciati nel corso del XXXI Congresso Nazionale AIRO – Associazione Italiana di Radioterapia e Oncologia, che consentono di calibrare sul singolo tumore il migliore trattamento possibile, sicuro, rapido e preciso, ovvero più efficace e impattante.

Innovazione che ha trasformato la radioterapia da palliazione a uno dei tre pilastri delle cure oncologiche e onco-ematologiche, a fianco delle terapie farmacologiche più innovative, e in moltissime situazioni soluzione che eradica la malattia tanto che le indicazioni al trattamento sono aumentate nelle raccomandazioni europee del 20%.

«L’applicazione di genomica, radiomica e intelligenza artificiale integrate alla clinica», dichiara Vittorio Donato, capo del Dipartimento di Oncologia e Medicine Specialistiche, direttore Divisione di Radioterapia, AO San Camillo Forlanini di Roma e presidente AIRO, «ci consentirà non solo di sapere qual è il migliore trattamento ma anche di prevedere come risponderà il paziente al trattamento modulando i modelli d’intervento».

La letture di immagini TAC, Risonanza Magnetica e PET, tramite l’intelligenza artificiale e marcatori biologici e radiologici permetterà di definire in anticipo l’outcome del paziente; lo studio del profilo molecolare del tumore definirà il trattamento, così alcune forme avanzate di tumore dell’endometrio con mutazioni geniche “buone” e un basso rischio di recidiva potranno non richiedere RT e altri iniziali ma con mutazioni “cattive” e ad altro rischio di ripresa di malattia necessitare di RT adiuvante.

Ancora fra i nuovi scenari, la RT ipofrazionata: trattamenti più brevi (da 40 a 5 sedute), più concentrati, ad altre dosi, con vantaggi clinici riferibili a maggiore efficacia, migliore qualità di vita, riduzione delle liste di attesa e importanti risvolti socio-economici: minori costi per il sistema sanitario e trattamenti accessibili a un maggior numero di pazienti.

«Studi randomizzati sul tumore della prostata, del seno e del polmone – precisa Barbara Jereczek, direttore Divisione Radioterapia Istituto Europeo di Oncologia di Milano, docente di Radioterapia Università degli Studi di Milano e coordinatore Comitato Scientifico AIRO – confermano che in molti casi la radioterapia ipofrazionata è equivalente al trattamento convenzionale normofrazionato».

Novità che sono in parte già attive in alcuni Centri in attesa che un impulso al rinnovamento, compreso del parco macchine sia offerto dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza che ha stanziato 1,19 miliardi di euro per l’acquisto di 3.133 apparecchiature ad alto contenuto tecnologico, tra le quali gli acceleratori lineari per la radioterapia, il cui inserimento deve essere riconosciuto in modo organico in tutte le Regioni in funzione di altre caratteristiche quali expertise, volume di trattamenti e altro, affinché sul territorio siano garantiti equità e accesso alle cure a tutti i pazienti.

Innovazione che non può prescindere dalla figura e il ruolo del radioterapista oncologo: «Insostituibile – conclude Roberto Pacelli, Responsabile Sezione di Radioterapia UOC Diagnostica per Immagini e Radioterapia, AOU Federico II di Napoli, Professore ordinario di Radioterapia, Università degli Studi di Napoli Federico II e Membro del Consiglio Direttivo AIRO – nonostante la massiccia evoluzione tecnologica e a pieno titolo oggi punto di riferimento nel team multidisciplinare per la presa in carico dei pazienti con tumore».

Francesca Morelli