Intelligenza artificiale applicata alla chirurgia

Misurare i movimenti effettuati da un chirurgo durante un intervento, la riparazione di una lesione con sutura, le onde cerebrali e il processo di decisione, il tutto mediante appositi sensori: questo l’avvio dello studio portato avanti dalla dottoressa Carla Pugh della californiana Stanford Medicine University, il cui obiettivo è comprendere quali siano i dati correlati a interventi di successo.
Lo studio fa parte del più ampio progetto Surgical Metrics Project.

Carla Pugh (credit: Mark Hanlon, Stanford Medicine)

«In chirurgia non esistono metriche per analizzare quello che si è fatto in sala operatoria o il valore delle tattiche utilizzate. Quello che vorrei fare è colmare questo vuoto», ha sottolineato Pugh.

Fino a oggi sono stati raccolti moltissimi dati, sia da video sia da sensori indossabili.

«I chirurghi che decidono volontariamente di partecipare al nostro studio vengono anzitutto sottoposti a EEG per individuare le onde cerebrali mentre effettuano un’azione mentale: viene fatta loro sentire musica per dieci minuti, dopodiché si chiede loro di fare una breve meditazione e richiamare la melodia.
A questo punto i chirurghi sono pronti per proseguire il progetto: effettuano un intervento indossando uno speciale camice dotato di sensori che arrivano fino alle mani.
La strumentazione è non invasiva e non interferisce con lo svolgimento dell’intervento.
L’intervento viene registrato (video e audio) in modo da poter poi confrontare i dati raccolti con quanto accaduto».

Le prime analisi dei dati raccolti hanno mostrato un’interessante evidenza: anche se in apparenza ogni chirurgo opera a modo suo, esistono trend condivisi che si correlano positivamente non tanto alla fase dell’intervento o con gli strumenti usati, ma all’anatomia del paziente.

«I trend permetteranno di capire quando un chirurgo ha svolto bene il proprio compito e quando invece ha commesso errori, sottolineando quali: possono quindi essere uno strumento di miglioramento continuo».
A beneficio del chirurgo, della struttura ospedaliera e dei pazienti.

Stefania Somaré