Durante un workshop organizzato da Ismett Irccs – Istituto Mediterraneo per i Trapianti e Terapie ad Alta Specializzazione di Palermo per i suoi primi 20 anni, sono stati presentati i dati di un interessante progetto portato avanti dall’Ufficio Qualità sul sonno dei propri pazienti: The Good Sleep Bandle. Si parla molto di umanizzazione della cura e la qualità del sonno è proprio uno dei fattori da prendere in considerazione. Purtroppo, però, basta entrare in un reparto ospedaliero per accorgersi che c’è scarsa attenzione a non disturbare un paziente mentre dorme. Eppure dati di letteratura vedono nel mancato sonno in ospedale un disagio per i pazienti e, al tempo stesso, un fattore che ne rallenta la guarigione. Addirittura, la mancanza prolungata di un buon sonno può determinare delirio, aumento della pressione sanguigna e della glicemia, riduzione del tono dell’umore, deficit neuro cognitivi, aumento degli ormoni dello stress e depressione. Il primo passo di Ismett è stato quindi chiedersi come fosse la qualità del sonno dei propri pazienti. Hanno così ideato un questionario fatto di 19 domande e lo hanno somministrato ad alcuni pazienti (65) del reparto cardiologico al ricovero e alla dimissione, scoprendo così che la maggior parte aveva sensibilmente peggiorato la qualità del proprio sonno nel tempo passato in ospedale. Molti i fattori ad aver determinato questo peggioramento: il continuo parlare delle infermiere per passarsi le consegne, il rumore degli allarmi dei monitor, la qualità di cuscino e materasso, le luci accese, i risvegli per somministrare terapie e prelevare il sangue e la temperatura della stanza. L’Ufficio Qualità ha così studiato un piano di intervento per cercare di ovviare a questo problema, muovendosi su più fronti. Le infermiere sono state sensibilizzate a tenere la voce più bassa e a effettuare le consegne in una zona schermata, per evitare di disturbare gli ospiti del reparto, e a entrare nelle stanze dei pazienti con una torcia, così da non disturbarli mentre dormono. Inoltre sono stati affissi alle pareti poster che parlano della qualità del sonno. Ai pazienti è stato distribuito un kit da notte con mascherina oscurante e tappi ed è stata data la possibilità di sentire musica rilassante. Sono poi stati abbassati i volumi degli allarmi dei macchinari, si è modificato l’orario del prelievo ematico (dalle 5 alle 7-8.30), si è stabilito che le tv debbano essere spente alle 23 per non disturbare i compagni di stanza, si è data ai pazienti possibilità di modificare la temperatura della stanza e, infine, si sono cambiate alcune prescrizioni di farmaci che vanno a interferire con la qualità del sonno. A seguito di tutti questi interventi si è proceduto a una seconda somministrazione del questionario iniziale con un secondo gruppo di pazienti, omogeneo in numero e caratteristiche al primo, sempre in Cardiochirurgia. Anche in questo caso il questionario è stato fatto compilare all’arrivo e alla dimissione. I risultati sono stati notevoli: il secondo gruppo ha infatti dimostrato di avere una riduzione dell’alterazione del sonno del 55% rispetto al primo gruppo. La stessa valutazione è stata fatta a 30 giorni dalla dimissione, dal momento che alterare la qualità del sonno in un individuo significa spesso rendergli difficile dormire anche una volta tornato a casa. In questo caso si è osservato che il primo gruppo, una volta a casa ha visto peggiorare ulteriormente la propria qualità del sonno, mentre il secondo gruppo l’ha migliorata nel tempo, a dimostrazione del fatto che gli interventi hanno ottenuto un buon risultato. Al momento Ismett sta studiando come estendere questi risultati anche agli altri reparti.
Stefania Somaré