ISS: nasce il primo database sanitario condiviso

La condivisione dei dati sanitari è fondamentale per affrontare la salute in modo differente. Avere a disposizione molti dati su un’unica malattia permette, infatti, di effettuare ricerche più solide e di sviluppare protocolli e trattamenti più efficienti.
Mettere in condivisione i dati sanitari, però, non è semplice come mettere in rete quelli di una ricerca scientifica: i dati sanitari sono sensibili e i pazienti li percepiscono come qualcosa di importante, da proteggere.

Occorre quindi trovare soluzioni che permettano trasparenza e, insieme, assicurino la privacy.
La tecnologia Blockchain ha proprio questa funzione: essa crea un database decentralizzato per il quale esiste una copia per ogni centro che partecipa alla sua creazione. Ogni volta che un centro inserisce un nuovo dato, questo compare in tutte le copie del registro stesso.
Questo da un lato permette a medici e ricercatori dei diversi centri di accedere a tutti i nuovi dati e restare aggiornati, dall’altro permette di intervenire tempestivamente qualora un database venga violato: si può chiudere solo il database che non è più sicuro e mantenere operativi gli altri.
Questa tecnologia verrà applicata per la prima volta in Italia alla piattaforma sulle epatiti dell’Istituto Superiore di Sanità, che di fatto sarà il primo esempio di democratizzazione di un database sanitario.

Walter Ricciardi

Così ha dichiarato Walter Ricciardi, presidente dell’ISS: «mettere sotto Blockchain la piattaforma dell’ISS sulle epatiti virali (PITER) è un passaggio pionieristico, il primo esempio italiano di “democratizzazione” di un database sanitario, i cui contenuti saranno condivisi e utilizzati dai centri specialistici afferenti al progetto, secondo una metodologia che garantisce ai centri la massima trasparenza, ovvero una sorta di proprietà condivisa in cui ogni modifica apportata viene vista in tempo reale da tutti, e assicura al tempo stesso ai cittadini privacy e incorruttibilità dei dati dall’esterno».

Si parla dei dati di oltre 10.000 pazienti e di 100 centri clinici. Tutti resi disponibili a infettivologi ed epatologi. La prospettiva dell’ISS è chiara nelle parole del suo presidente: «l’ISS da sempre è un punto di riferimento per la ricerca italiana e comprende bene quanto la digitalizzazione delle informazioni e una loro accurata gestione possano fare la differenza in una sanità che dovrà sempre più dimostrare di fornire risultati di outcome clinici misurabili e facilmente consultabili da chi, come noi, ha un ruolo di vigilanza per la salute pubblica dei cittadini. Da quanto emerso oggi in questa prima edizione di “Blockchain in sanità”, capisco che questa tecnologia può essere strumento essenziale di questa trasformazione».

Stefania Somaré