La Società Italiana di Neonatologia ha presentato le indicazioni nazionali per la kangaroo care sviluppate dal suo Gruppo di studio sulla care neonatale, in stretta collaborazione con il coordinamento nazionale delle associazioni dei genitori Vivere onlus.
Si conoscono i danni che la separazione alla nascita può fare al neonato e al suo sistema famigliare e ciò vale ancor più per i nati pretermine. Tra le azioni che si possono fare e che dovrebbero, sempre più, diventare prassi comune all’interno delle Terapie Intensive Neonatali c’è la kangaroo care.
Nata nei Paesi a basso reddito perché semplice ed economicamente accessibile, questa pratica si è presto diffusa nelle realtà ad alto reddito, dimostrandosi scientificamente sicura ed efficace.
L’intento del documento SIN è fornire indicazioni condivise per lo svolgimento della pratica tenendo conto dell’organizzazione, delle responsabilità e delle modalità operative. La speranza è che queste indicazioni contribuiscano a superare le barriere che ancora oggi rendono l’attuazione della kangaroo care in Italia sotto gli standard europei. Tali limitazioni sono una formazione inadeguata, il possibile disagio nei confronti del processo e la mancanza di tempo e/o risorse. Vediamo quindi alcune delle indicazioni fornite.
Quando non si può effettuare?
Benché la kangaroo care sia una procedura sicura, alcune condizioni del neonato la rendono inapplicabile. Una di queste è la mancata stabilità del neonato. Altre controindicazioni sono la necessità di ventilazione meccanica per patologia respiratoria in fase acuta e la presenza di sepsi in fase acuta.
La kangaroo care è sconsigliata se il neonato è in cura con farmaci vaso-attivi e se c’è un catetere arterioso ombelicare, giugilare o femorale, se ci sono dranaggi toracici o addominali. Infine, la presenza di un’infezione cutanea a carico del genitore rende impossibile effettuare la kangaroo care.
Esistono poi una serie di valutazioni che vanno effettuate caso per caso, per esempio in presenza di neonati sottoposti da meno di 7 giorni a interventi chirurgici o entro 6-12 ore da un procedura rilevante: il neonato potrebbe richiedere tempo per la nuova stabilizzazione.
Infine, è giusto conoscere anche i possibili motivi per interrompere una sessione di kangaroo care, che implicano eventi ripetuti di rigurgito, apnea o bradicardia significative, perdita dell’equilibrio termico e aumento della FiO2 superiore al 10% per un tempo superiore ai 10 min per mantenere una SpO2 superiore al 90%.
In tutti gli altri casi, la kangaroo care è altamente consigliata, anche per più sessioni al giorno. Ogni sessione deve durare almeno 1 ora, meglio 90 minuti.
Come sostenere i genitori ai primi approcci con la kangaroo care?
Soprattutto all’inizio, non è detto che i genitori si sentano a proprio agio con la procedura. Ricodiamo che un nato pretermine è molto piccolo e fragile e potrebbe nascere nel genitore il timore di poterlo ledere. Spetta al personale della Terapia Intensiva, a partire dal neonatologo per arrivare all’infermiere, passando per lo psicologo, consigliare l’uso della kangaroo care e sostenere i genitori.
Bisogna lasciare alla diade tutto il tempo necessario per ritrovarsi e dare spazio alle proprie emozioni, soprattutto da parte del genitore. Occorre supportarli, ricordare loro che la pratica è sicura e che il bambino ne gioverà a breve e lungo termine. Potrebbe servire anche un supporto emotivo.
Inoltre, la madre o il padre deve imparare a posizionare il figlio nel modo corretto: sempre pelle contro pelle, meglio se con il viso direzionato verso il capezzolo per stimolare l’appetito e provare ad allattare al seno.
Un ulteriore aiuto può venire dalla pianificazione: sapere quando la madre sarà presente e potrà fare la kangaroo care consente al team di prepararsi ad accoglierla e supportarla. Il passaggio dalla incubatrice al petto del genitore e viceversa deve essere effettuato con attenzione massima a non interferire con la termoregolazione del neonato, quindi con l’uso di copertina. Importante anche assicurarsi di avere le mani calde.
Una volta conclusa la sessione, importante ritagliarsi un momento per dialogare con il genitore e osservare insieme i comportamenti del neonato. Importante perché tutto ciò venga effettuato e capire che il tempo dedicato al neonato e alla sua famiglia è tempo di cura.