La prossima sanità secondo il Libro Bianco 2024-2027 di Fare Sanità

È stato presentato alla Camera dei deputati il Libro Bianco “2024-2027 – il triennio che può cambiare la sanità”, redatto da Fare Sanità, ecosistema che unisce i vertici delle governance sanitarie, delle grandi aziende medicali, delle società scientifiche e del terzo settore. Il volume è infatti la visione, in termine di azioni, politiche decisionali, che gli stakeholders offrono a supporto delle Istituzioni con l’auspicio che tali “suggerimenti” possano trovare attenzione nella XIX legislatura.

Il triennio 2024-2027

Deve essere propulsone del cambiamento. Gli autori del volume lo ritengono un triennio cruciale, uno spartiacque per il mondo della sanità in Italia, in cui il Servizio Sanitario Nazionale, a fronte di un rinnovamento, può arrivare a risolvere alcuni nodi critici ancora esistenti: risorse, energie, progresso, non ancora ben canalizzati o ottimizzati. Sforzi, azioni e decisioni politiche che dovranno orientarsi verso 5 pilastri tali da traghettare il modello universalistico della sanità italiana nel futuro. Azioni che, gli esperti sottolineano, dovranno essere programmate nei modi e nei tempi adeguati a sopperire a precedenti errori di valutazione causa dei colli di bottiglia attuali: carenze di posti letti, chiusura di reparti e dipartimenti interni agli ospedali, allungamento delle liste di attesa per esami di routine e specialistici, blocco del turnover.

I cinque pilastri

La rete è la leva del cambiamento. L’attuale sanità, complessa e articolata, richiede una governance multidisciplinare e partecipata, non più gestita separatamente dai singoli attori e attrici della filiera, ma da una governance pubblica con differenti know-how: società scientifiche, professionisti sanitari, aziende tecnologiche e terzo settore o quali in maniera integrata e interagente possono contribuire a migliorare o a fare nascere nuovi processi, rispettosi di 5 pilastri:

  • Sostenibilità finanziaria. La sanità deve essere considerata come un motore di sviluppo economico nell’industria e nei servizi. Le politiche devono orientarsi alla sicurezza, alla gestione del rischio e alla cultura no blame
  • Governance. Deve essere capace di integrare in maniera coerente e armonica tutti i livelli delle sanità regionali sempre più frammentati. Importante, in quest’ottica, definire parametri di riferimento cui tutte le Regioni devono tendere, rappresentati non solo dalle prestazioni (LEA o futuri LEPS, DRG, prestazioni ambulatoriali specialistiche) ma soprattutto da un sistema di indicatori che misurino la capacità di migliorare la qualità della salute dei cittadini e quindi il servizio sanitario attuale. faranno leva nel raggiungimento di tali obiettivi/traguardi adeguati finanziamenti e nuovi assetti organizzativi funzionali, la definizione di accesso e percorsi di cura condivisi tra l’ospedale e il medico di famiglia, la migliore ottimizzazione degli attuali strumenti gestionali
  • Persone. Ovvero clinici e pazienti: occorre da un lato incentivare i professionisti, conservare i loro saperi insostituibili, dall’altro restituire ai pazienti fiducia e voce in capitolo nei percorsi di cura
  • Dati. La misurazione delle prestazioni e l’uso analitico dei dati sono elementi imprescindibili per curare, ridurre gli sprechi e individuare le strategie che hanno un impatto positivo per lo sviluppo e l’innovazione del sistema. Sono l’arma per analizzare e predire i bisogni attuali del territorio e governare le scelte strategiche del futuro
  • Tecnologie. La loro integrazione efficace e diffusa dipende in buona parte dal raggiungimento dei traguardi precedenti. Il loro impiego potrà inoltre favorire il recupero del tempo di cura per tutti gli operatori sanitari.

Le direttrici proposte

Si orientano verso tre obiettivi:

  • il bilanciamento fra i diversi livelli della governance e del Government sanitario fra Stato, Regioni e Comuni, in un’ottica più allargata anche dell’Unione Europea. Occorre stabilire un bilanciamento di compiti e di ruoli fra macro, meso e microlivello, dove al macro livello dell’Unione Europea e dello Stato spettano la progettazione, il monitoraggio e la qualificazione delle reti patologiche. Al pari anche il governo dei dati sanitari, così come i temi di alcune missioni speciali, in chiave europea, tra cui cancro, salute mentale, preparazione pandemica, strategia farmaceutica, in particolare di farmaci innovativi, dati sanitari devono restare a un livello macro.
  • l’assistenza sanitaria informale, o assistenza sanitaria di ecosistema. Questa si sposta dall’ambulatorio tradizionale al territorio con il coinvolgimento di più stakeholder: farmacia e farmacisti, associazioni di volontariato, parrocchia, comunità fra pari, centri anziani, facendo adeguata formazione specie ai caregiver e ad altro figure assistenziali, come i badanti che contribuiscono a “fare sanità”
  • il rapporto fra pubblico e privato. Occorre passare dall’attuale approccio di accreditamento di competizione sui volumi, basati sui DRG o la competitività di numeri di ricoveri eseguito fra pubblico e privato, alla partnership strategica sul risultato, prevedendo ad esempio sistemi di tariffazione e di finanziamento che premiano l’obiettivo raggiunto, oltre che la prestazione erogata. Infine il partenariato pubblico privato, con i contratti di concessione che tardano a decollare in Italia: in Europa tale soluzione è utilizzato su servizi ad altissima specializzazione di saperi e di tecnologia e di alta integrazione, in Italia esistono ancora barriere prevalentemente culturali, sia lato pubblico sia lato privato, in termini di proposte.