La sanità lombarda in cerca di nuove idee di sviluppo

La seconda edizione del Forum Sanità Lombarda Futura si è focalizzata su sei temi: digitalizzazione del sistema, medicina territoriale, procurement & innovazione, gestione delle risorse umane, ricerca & sviluppo e sanità integrativa

Nuove competenze, formazione ma anche integrazione, cooperazione e co-progettazione in un mondo che invecchia e che necessita di sostegno socioassistenziale, dove però l’intelligenza artificiale funge da acceleratore del cambiamento, tanto che si stima che entro il 2028 il 50% delle decisioni dei manager sarà presa con l’intelligenza artificiale.

Sono queste le parole chiave che sono più risuonate in occasione del convegno “Quali competenze cambieranno la sanità lombarda?” svoltosi a Milano, all’Auditorium Giorgio Gaber del Grattacielo Pirelli. L’evento, che ha segnato la conclusione della seconda edizione del Forum Sanità Lombarda Futura, progetto promosso da Ecole-Enti confindustriali lombardi per l’education, ha voluto comunicare l’esito dei confronti dei Gruppi di lavoro con oltre 200 stakeholder su sei temi caldi: digitalizzazione del sistema, medicina territoriale, procurement & innovazione, gestione delle risorse umane, ricerca e sviluppo e sanità integrativa.

Spunti, riflessioni e proposte per indirizzare la politica sanitaria della Regione Lombardia, che vuole continuare a fungere da modello nazionale. Nel clima disruptive che investe anche il mondo della sanità l’assessore al Welfare, Guido Bertolaso, ha tenuto a ricordare che la sanità non è fatta però solo di tecnologie ma anche di persone. E avere dei manager che sappiano riorganizzarla significa anche porsi dalla parte del paziente verificando personalmente quali sono le criticità. Inutile dire però che la digitalizzazione è un punto chiave. E che in parole pratiche significa anche sfide come la digitalizzazione dei sistemi ospedalieri, telemedicina, cartella clinica elettronica, fascicolo sanitario elettronico (quest’ultimo ancora scaricato da pochissimi in Italia).

Al momento gli ostacoli principali all’accelerazione, come ha notato Chiara Sgarbossa, direttore Osservatorio Sanità Digitale, Politecnico Milano, riguardano l’interazione tra i vari sistemi per il trasferimento dati e la questione della privacy e sicurezza dei dati per cui serve maggiore chiarezza dall’Ue. Ma anche lo sviluppo di competenze sia dal lato operatore sia da quello dei pazienti.

«Avremo vinto quando diventeranno normali le cartelle cliniche e il fascicolo sanitario elettronici», ha rimarcato Giovanni Delgrossi, dirigente della UO Sistemi Informativi e Sanità Digitale DG Welfare Regione Lombardia. Il capitolo servizi da remoto ha però bisogno ancora di maggior chiarezza. Giovanni Pavesi, direttore generale DG Welfare Regione Lombardia, ha rimarcato che i capisaldi sono due: la sicurezza del dato e la cybersecurity visto che “ci sono ospedali devastati da attacchi informatici» e delle refertazioni, di chi esegue il referto, che poi si deve ritrovare nel fascicolo sanitario.

Il DM 77 ha aperto nuove prospettive per l’assistenza territoriale spostando sempre di più le cure dal livello ospedaliero. In tema di medicina territoriale è emersa la necessità di chiarire meglio il ruolo di governance integrata del Distretto sociosanitario nell’ambito del Sistema Sanitario Regionale lombardo e della necessità di ingaggiare il medico di medicina generale in un percorso di team building come coinvolgimento e partecipazione nei processi formativi.

L’assistenza di prossimità dovrebbe rispondere ad alcuni nodi cronici, tra cui il sovraffollamento dei pronto soccorso (da vedere cosa succederà con lo stop ai medici gettonisti deciso da una recente delibera), necessità di dare servizio a una popolazione che invecchia. Ci sono nodi e criticità da sciogliere ben conosciute. Il ruolo dell’infermiere di famiglia e comunità, per cui stanno nascendo i primi progetti, con una funzione di case manager e compiti di coordinamento e sorveglianza territoriale, dovrebbe anche rispondere a una carenza cronica, priva sostanzialmente di percorsi di carriera, di questa figura professionale, sempre più tentata dalla fuga all’estero.

«Vanno in Svizzera, Norvegia, UK, perfino a Dubai. Fuori dall’Italia ci sono trentamila infermieri che hanno acquisiti competenze», ha ricordato Pasqualino D’Aloia, presidente Opi Milano Lodi Monza e Brianza.

Tematica calda è poi quella della gestione delle risorse umane, per cui il Gruppo di Lavoro ha sottolineato la necessità di sviluppare logiche strategiche di coordinamento per agire sui due aspetti dell’attrattività della professione (avanzamenti di carriera, welfare…) e della retention dei talenti, anche con retribuzioni più interessanti, in un mondo che cambia soprattutto sulla spinta delle nuove generazioni.

«Oggi il problema non è reclutare il personale ma trovarlo, servono talent scout e c’è necessità di formazione», ha sottolineato Teodoro Casazzo, direttore della SC Gestione e Sviluppo delle Risorse Umane dell’Irccs Policlinico San Matteo Pavia».

«Le giovani generazioni si aspettano percorsi formativi di crescita: è la strada da percorrere per mantenere il personale», ha concordato Diletta Caselle, direttore Risorse Umane del Gruppo MultiMedica. Anche in tema di selezione apicale emerge una necessità di maggiori spazi di manovra guardando a modelli privati onde evitare elementi di disfunzionalità e inefficienza in termini di valutazione dei dirigenti.

Altro punto nodale quello della ricerca e sviluppo:.«Il 22% delle sperimentazioni cliniche europee prevedono un centro italiano», ha precisato Carlo Nicora, direttore generale Irccs Istituto Nazionale dei Tumori, anche se «l’Italia ha perso 8 mila clinical trial negli ultimi 5 anni a favore di altri Paesi più organizzati, come la Polonia», come ha sottolineato Giuseppe Banfi, direttore scientifico Irccs Galeazzi-Sant’Ambrogio. Uno dei temi affrontati dal Gruppo di Lavoro è stata la riforma della Piramide della Ricerca, un nuovo modello organizzativo ancora in fase di implementazione, che prevede tra l’altro la stabilizzazione e crescita dei precari dedicati alla ricerca negli Irccs attraverso percorsi di formazione e sviluppo. Argomento dibattuto e strettamente correlato è poi la riforma degli Irccs, che ha dato un ruolo più manageriale al direttore scientifico.

Il focus del Gruppo di lavoro ha riguardato soprattutto i trial clinici. Una delle sfide emerse riguarda la necessità di promuovere e ottimizzare quelli decentralizzati (Dct), con un ruolo sempre più importante per le piattaforme digitali e la necessità di identificare nuove figure professionali come gli study coordinator, data manager e infermieri di ricerca.

«È in corso una mutazione antropologica e tecnologica, l’intelligenza artificiale sta modificando le competenze», ha affermato Banfi. Tra le proposte si prevede anche la creazione di un database centralizzato che raccolga tutte le sperimentazioni cliniche attive nella regione. La tecnologia è destinata anche a modificare l’ambito procurement & innovazione dove la cooperazione tra personalità di diversa estrazione ed enti coinvolti negli acquisti è fondamentale a cogliere l’innovazione che va sempre tradotta in numeri.

«Non è pensabile un mondo sanitario che non dialoghi con l’industria», ha detto Umberto Nocco, presidente AIIC. Le competenze, infine, saranno sempre più determinanti anche nel capitolo sanità integrativa (valeva in Italia oltre 4 miliardi nel 2022), che deve diventare un supporto al SSR, con i fondi che dovranno svilupparle in merito alla valutazione del fabbisogno assistenziale.