Tiroidectomia: eseguito il primo intervento italiano con la tecnica BABA 

Woong Youn Chung e Marco Raffaelli

Al Gemelli, è stato eseguito, per la prima volta in Italia, un intervento di tiroidectomia con la tecnica di chirurgia robotica BABA (Bilateral Axillo-Breast Approach), importata dalla Corea. 

L’intervento è stato eseguito dal prof. Marco Raffaelli, ordinario di Chirurgia Generale all’Università Cattolica del Sacro Cuore e direttore della UOC di Chirurgia Endocrina e Metabolica di Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli Irccs, lo scorso settembre, da allora, il medico ha già effettuato con successo una decina di interventi.  

La BABA è una tecnica di tiroidectomia robotica che prevede quattro piccole incisioni a livello ascellare e periareolare, attraverso le quali gli strumenti robotici possono accedere alla loggia tiroidea, al posto della classica incisione sul collo. Si tratta di un approccio con accesso remoto, ovvero lontano dal collo, che non lascia cicatrici cervicali visibili, garantendo così un risultato estetico eccellente e offrendo allo stesso tempo al chirurgo una visione simmetrica e bilaterale di entrambi i lobi della tiroide, magnificata dall’utilizzo della telecamera robotica.

L’intervento di tiroidectomia BABA con il robot è stato effettuato per la prima volta nel 2008 presso l’Ospedale Universitario Nazionale di Seoul. La BABA trova indicazione sia per la patologia benigna che tumorale della tiroide.

«Lo scorso agosto», ricorda Raffaelli, «mi sono recato in Corea del Sud per tenere una lettura magistrale su “Presente e futuro della chirurgia tiroidea. Una prospettiva europea” al congresso nazionale della Korean Thyroid Association, dove ho avuto l’onore di ricevere una targa commemorativa dalle mani del prof. Woong Youn Chung della Yonsei University di Seoul, ideatore della chirurgia tiroidea robotica.
Approfittando della mia permanenza in Corea, mi sono recato all’AIN Hospital di Incheon dove opera il professor Jin Wook Yi, uno dei maggiori esperti della tecnica BABA robotica, per apprenderla da lui. Confesso che mi ha davvero entusiasmato e quindi, tornato in Italia, ho cominciato ad utilizzarla subito.

I tempi operatori sono di poco superiori a quelli della chirurgia tradizionale, ma il vantaggio estetico è enorme e i pazienti vengono dimessi il giorno dopo l’intervento. I costi sono un po’ più alti dell’intervento tradizionale, un problema comune a tutta la chirurgia robotica che purtroppo non ha ancora un DRG dedicato.

La nostra speranza è che si arrivi presto ad una soluzione da questo punto di vista per poter offrire questo tipo di interventi ad un numero sempre maggiore di pazienti. Come ho avuto modo di affermare nel corso della mia lettura in Corea, in futuro la chirurgia della tiroide sarà sempre più mini-invasiva, conservativa e robotica».

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