Le donne, tra sanità, innovazione e cura

Migliora l’attenzione alla salute di genere, si sviluppano programmi di prevenzione e percorsi di cura dedicati per specifiche patologie, tra queste il tumore del seno, a fronte tuttavia di una scarsa attenzione della popolazione femminile alla propria salute: care-giver dell’intera famiglia, le donne investono poco sulla propria.
Mentre ancora restano un passo indietro in “sanità”, poco rappresentate nelle posizioni apicali, in minoranza nella facoltà a indirizzo scientifico, in un modello lavorativo e sociale pensato ancora su misura dell’uomo.

Obiettivo dunque è raggiungere una “equità” a tutti i livelli: sociali, relazionali, professionali, sanitari, socioassistenziali. Se ne è discusso in occasione della Festa Internazionale della Donna (8 marzo) nel corso del dibattito: “Donne nella Sanità tra innovazione e prevenzione”, organizzato da Oracle, società multinazionale del settore informatico con sedi anche in Italia (Milano e Roma) e dalla Women Oracle Community.

Donne “rosa”

Sono maratonete di nome e di fatto. Ogni anno oltre 55 mila donne ricevono una diagnosi di tumore del seno: 1 ogni 10 minuti, 1 donna su 8 colpita da malattia nell’arco della vita.

Sono i numeri ancora importanti del primo tumore al femminile che oggi ha raggiunto il 90% di sopravvivenza a 5 anni e una sensibile riduzione del tasso di mortalità, grazie alla prevenzione.
Campagne di screening dedicate a livello nazionale e percorsi di prevenzione, diagnosi e cura messi a punto all’interno delle strutture ospedaliere.

Fra questi un modello innovativo, con approccio diagnostico-terapeutico integrato e multidisciplinare, sviluppato dal Centro integrato di Senologia, presso la Fondazione Policlinico Universitario Gemelli di Roma, oggi tra i più innovativi in Italia, con la collaborazione dell’Associazione Susan G Komen Italia, “braccio armato” nazionale della Susan G. Komen Foundation americana no profit, nella prevenzione e lotta al tumore del seno.

Le due realtà, l’associazionismo e la clinica/ricerca medico-scientifica, sono solidali nel promuove la prevenzione primaria, attraverso adeguati stili di vita (alimentazione, attività fisica, controllo del peso), e soprattutto secondaria con la partecipazione e aderenza a programmi dedicati, differenziati per età della donna.

«La prevenzione secondaria a oggi resta l’arma più importante», ha dichiarato il dott. Gianluca Franceschini, Chirurgo Senologo del Centro Integrato romano, «favorendo la diagnosi precoce. A ogni donna è raccomandato di sottoporsi a visita senologica e a ecografia mammaria annuale tra i 20 e i 40 anni e dopo i 40 anni con a mammografia, sempre cadenza annuale, vero e proprio salvavita».

Per promuovere la prevenzione, oltre a organizzare incontri divulgativi sull’importanza della prevenzione della diagnosi precoce, la Komen Italia organizza anche progetti clinici innovativi e concreti, quali la Carovana della prevenzione, 3 unità mobili itineranti che hanno toccato 17 Regioni e 600 tappe, offrendo a donne svantaggiate la possibilità di eseguire gratuitamente esami di diagnosi e prevenzione, o il Villaggio della Salute, uno spazio al Circo Massimo, che promuove iniziative dedicate allo sport ,alla salute e al benessere, con ambulatori per attività specialistiche: una 3 giorni dedicati alla prevenzione al femminile che culmina con la “Race for the Cure”, mini-maratona di 5 km, partecipata da oltre 70 mila persone ogni anno in 5 città (Bari, Roma, Brescia, Napoli e Bologna), dove le protagoniste sono le “donne in rosa”, che si sono confrontate con il tumore del seno e che si fanno ambasciatrici della prevenzione e visibili con una maglietta rosa.

Il Centro Integrato di Senologia

Dalla collaborazione con l’associazione Komen, nel 2006, al Gemelli è nato il Centro integrato di Senologia che ha tra i suoi punti di forza la multidisciplinarietà, percorsi diagnostici e terapeutici condivisi e personalizzati, terapie innovative tra cui la chirurgia oncoplastica che coniuga tecniche di chirurgia oncologica a quelle di chirurgia plastica/ricostruttiva, ottimizzando i risultati oncologici ed estetici; mastectomie conservative con preservazione della cute e del complesso areola-capezzolo e ricostruzione immediata con protesi o con tessuti autologhi; l’uso del caschetto refrigerante per limitare la caduta dei capelli in corso di chemioterapia; terapie integrate con agopuntura, musicoterapie, digitopressione e altro in grado di ridurre gli effetti collaterali indotti dalle terapie e aumentare la qualità di vita; l’attenzione alla comunicazione e al rapporto con le pazienti.

«Vi è evidenza da studi di letteratura e dalla nostra pratica clinica che la comunicazione a partire dal momento dell’informazione della diagnosi e in tutto l’iter terapeutico, ovvero l’empatia con la paziente», prosegue Franceschini, «favorisce la più rapida ripersa della malattia e promuove una migliore qualità della vita.
Pertanto abbiamo dedicato colloqui in ambulatori riservati in cui la paziente può dialogare con il medico esponendo le sue domante, timori, dubbi e ricevere dal medico adeguate risposte».

Salute e sanità non sempre vano a braccetto

La donna si prende cura in famiglia di marito, figli, genitori anziani, non di sé stessa. «Le donne devono essere informate e ricordare che le patologie una volta ad esclusivo appannaggio dell’uomo», ha dichiarato Pierpaola D’Alessandro, vicedirettore generale vicario, Roma Capitale, «sono in crescita anche fra la popolazione femminile, tra queste le patologie cardiovascolari.
Il primo passo per dare equità in salute è avere la consapevolezza che non esiste solo il tumore del seno, al suo fianco ci sono anche il diabete, l’ipertensione, le patologie neurodegenerative, meritevoli anch’esse d’attenzione e prevenzione.
È necessario dare equità ai servizi di accesso alla diagnosi e cura fin dal momento della loro progettazione».

In particolare, l’acceso a specifici percorsi può esser migliorato anche da soluzioni multicanale: il digitale può fare la differenza. Lo dimostra un recente progetto avviato con Regione Puglia da cui si evince che il ricorso a una piattaforma multicanale è in grado di migliorare la partecipazione a campagne di prevenzione.

«A fronte della lettera che la popolazione target riceve per aderire agli screening per i tumori della mammella, cervice e colon-retto», ha spiegato Stefania Mancini, co-fondatrice e direttrice generale di I-Tel|MAPS Group, «qualche giorno prima dell’appuntamento la piattaforma si attiva inviando alla persona, attraverso diversi canali SMS, Telegram, Whatsapp, un reminder sulla data, ora per abbattere i no show.

L’iniziativa, attiva da settembre sulla popolazione target di un milione di persone, ha già raggiunto 300 mila assistiti, scoprendo che oltre il 15% non aveva mai ricevuto la lettera di invito. Dunque, anche il digitale può avere una valenza etica, sociale, salutisti e di intercettazione positiva».

Si tratta di iniziative ancora poco sensibilizzate: occorre sviluppare una cultura alla corretta gestione del dato, sia a livello del sanitario che individuale e come cittadini siamo chiamati a stimolare il sistema.

Nella sanità e nella professione

In sanità, in posizioni apicali, o in alcuni percorsi formativi a indirizzo, per esempio, ingegneristico, le donne restano ancora una minoranza: una indagine IPSOS attesta che solo il 22% è iscritta a facoltà scientifiche.

«È necessario favorire fin dalle scuole», ha dichiarato Claudia Curci, ingegnere presso la UOC Sistemi Informativi dell’ASL Roma 1, «percorsi scientifici ritenuti ad appannaggio maschile con la collaborazione, per esempio, di Mondo Digitale o Women Technology.
A oggi manca una leadership femminile e gli attuali modelli al maschile non sono applicabili con le esigenze della donna. Occorre cogliere la sensibilità al femminile, quali la capacità di ascolto o l’organizzazione di modelli di vita, nello sviluppo di percorsi di leadership in rosa».

Anche lo smartworking se applicato metodologicamente può favorire la donna nella gestione famigliare: per dare serietà a questa metodologia di lavoro, occorre dargli dignità anche a livello sindacale, datorile e individuale».

Dunque, qual è la chiave di volta per raggiungere questi obiettivi? Il coraggio al cambiamento, di cui le donne possono essere le prime fautrici.