L’importanza della riabilitazione respiratoria

Quando si parla di riabilitazione, la prima immagine che viene in mente è il fisioterapista che lavora con un paziente per il recupero muscolo-scheletrico, e sicuramente questo è il tipo di riabilitazione più diffusa. Ciò non significa che sia la sola importante. Tra i fisioterapisti, ci sono anche coloro che scelgono di specializzarsi in ambito pneumologico, lavorando accanto a soggetti che hanno disturbi del sonno o a pazienti con BCPO, miopatia, distrofia muscolare, sclerosi laterale miotrofica, ma anche a pazienti che hanno subito interventi chirurgici che hanno toccato la cassa toracica, come interventi a cuore, polmone ed esofago, o di chirurgia addominale alta. In ambito pediatrico questi specialisti affiancano poi i bambini con asma severa, quelli affetti da fibrosi cistica o paralisi cerebrale infantile.

riabilitazione respiratoria

Si evince che si tratta di una professione davvero importante, anche se ancora troppo poco sfruttata nel nostro Paese: una ricerca condotta da ARIR (Associazione Riabilitatori dell’Insufficienza Respiratoria), ha per esempio mostrato che solo il 13% dei pazienti con BPCO ha avuto accesso a un programma di riabilitazione, ottenendone importanti risultati nella vita quotidiana. Altri dati, sempre raccolti da ARIR su un campione di 1310 ospedali, cliniche e centri di cura italiani, ha evidenziato la presenza di un fisioterapista della respirazione solo nel 38% dei casi. Una situazione che impedisce a pazienti di godere dei vantaggi di una riabilitazione respiratoria, appunto.

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Marta Lazzeri, presidente di ARIR

Marta Lazzeri, presidente di ARIR e fisioterapista presso il Dipartimento CardioToracoVascolare dell’ASST Grande Ospedale Metropolitano Niguarda di Milano ha dichiarato che «la riabilitazione respiratoria è il trattamento non farmacologico d’elezione per le patologie respiratorie, ma rimane ancora molto da fare, perché ancora oggi solo una minima quota di pazienti ha accesso a tali prestazioni. Nonostante sia ormai evidente che la presenza di professionisti sanitari con competenze specialistiche in ambito respiratorio può fare la differenza nella gestione delle patologie respiratorie acute e croniche, sia in termini di miglioramento della qualità di vita dei pazienti, sia in termini di risparmio della spesa sanitaria, sono ancora troppo pochi gli ospedali italiani che dispongono di fisioterapisti respiratori. Molto deve essere fatto anche in tema di organizzazione perché sono pochissimi gli ospedali in cui il fisioterapista respiratorio è presente 7/7 giorni, nessuno con turnazione 24/24 ore e la presa in carico post-dimissione è saltuaria o manca del tutto, dunque sono sporadiche le esperienze di gestione al domicilio dei malati respiratori cronici. Assicuriamo quindi il fermo e deciso impegno di ARIR a dare il proprio contributo efficace affinché si ottenga il riconoscimento del nostro ruolo a favore della salute del paziente e si giunga a una programmazione responsabile del fabbisogno di cura delle persone con malattie respiratorie».

Proprio quest’anno ARIR compie 30 anni. Si tratta di una professionalità che lavora molto con la tecnologia per consentire ai pazienti di avere una vita sana, lavorando a domicilio e mettendo in atto anche azioni di educazione sanitaria. Come ha spiegato Lazzeri, «è nostro compito effettuare valutazioni di funzionalità respiratoria, forza della muscolatura scheletrica, efficacia della tosse, capacità di sostenere esercizio fisico, scale di misura della dispnea, test di misura del controllo di malattia e/o di qualità di vita. Inoltre è sempre nostra competenza delineare programmi di allenamento dei muscoli degli arti inferiori, superiori e muscoli respiratori, adattare la ventilazione non invasiva sia per la gestione di eventi acuti che per il trattamento lungo termine, intervenire per lo svezzamento dalla ventilazione invasiva e dalla cannula tracheostomica, la corretta assunzione della terapia aerosolica e dell’ossigenoterapia, e delle procedure di pulizia e disinfezione per la prevenzione delle infezioni».

Nei giorni scorsi si è svolto il 4° Congresso Internazionale ARIR, molto incentrato sul ruolo della tecnologia a sostegno della professione e dei pazienti, tecnologie che diventano sempre più complesse e richiedono una formazione continua per la quale ARIR sta già operando, così da sostenere i propri giovani.

Stefania Somarè