“Misure urgenti per la riduzione dei tempi delle liste d’attesa delle prestazioni sanitarie”: è il titolo del DL 73/2024 che, come riportato sul sito della Camera dei Deputati, mira a introdurre “misure urgenti per la riduzione dei tempi delle liste di attesa delle prestazioni sanitarie, disciplina misure urgenti di garanzia per l’erogazione e il monitoraggio delle prestazioni sanitarie, anche ai fini della riduzione delle liste d’attesa e al rispetto dei tempi massimi previsti per l’accesso ai LEA”.
Fondazione Gimbe ha condotto un’analisi indipendente per capire na che punto sia l’attuazione della norma. Certo è che i cittadini sono sempre più in difficoltà: i dati Istat parlano di un 10% che nel 2024 ha rinunciato a una prestazione sanitaria e nel 68% dei casi la causa sono state proprio le liste d’attesa.
La fase di stallo è determinata anche, come sottolinea Nino Cartabellotta, presidente Gimbe, da un numero eccessivo di decreti attuativi necessari, che impediscono di rispettare la misura di urgenza del decreto stesso. Inoltre, alcuni di questi decreti attuativi sono «tecnicamente complessi, mentre altri sono politicamente scottanti».
Al momento, dei sei decreti necessari, tre sono già stati pubblicati in Gazzetta Ufficiale, anche se con un certo ritardo, mentre gli altri tre sono scaduti.
Rallentamenti nella costruzione della Piattaforma Nazionale
La Piattaforma Nazionale avrebbe la funzione di rendere disponibili al pubblico gli indicatori di monitoraggio delle liste d’attesa per Regioni e Province Autonome. Il disegno della Piattaforma è stato presentato in 22 maggio al Ministero della Salute, «segnale che testimonia indubbiamente l’avanzamento dei lavori, ma che al tempo stesso dimostra quanto ancora siamo lontani da una piattaforma operativa con i dati di tutte le Regioni e, soprattutto, pubblicamente accessibile», sottolinea Cartabellotta.
«A oggi non esiste alcun dataset pubblico che documenti una riduzione dei tempi d’attesa. Qualsiasi valutazione sull’efficacia del decreto potrà essere condotta solo quando i dati saranno resi accessibili in modo trasparente».
In definitiva, conclude Cartabellotta, «le liste d’attesa non sono una criticità da risolvere a colpi di decreti: sono il sintomo del grave indebolimento del SSN, che richiede investimenti consistenti sul personale sanitario, coraggiose riforme organizzative, una completa trasformazione digitale e misure concrete per arginare la domanda inappropriata di prestazioni sanitarie.
Dedicarsi ad alleviare il sintomo, piuttosto che risolvere la grave malattia che distrugge il SSN equivale a somministrare a un paziente oncologico cure sintomatiche, anziché una terapia radicale.
Così il DL Liste d’attesa rischia di restare solo una promessa mancata».
Fonte: CS Fondazione Gimbe



