Nuovi studi per arginare l’emergenza sepsi

Anche nei Paesi sviluppati la sepsi resta la prima causa di morte da infezione nonostante vaccini, antibiotici e terapie di emergenza. È quanto emerso al congresso nazionale Siaarti: 26 milioni di persone ne sono colpite e di queste un terzo non sopravvive. Una realtà drammatica su cui abbiamo sentito il prof. Massimo Girardis, coordinatore del Gruppo di studio infezioni e Sepsi della Siaarti e autore, insieme al prof. Andrea Morelli, di uno studio italiano pubblicato su Jama sull’uso di beta-bloccanti in pazienti con shock settico. «Alcune terapie di supporto che nei grossi studi clinici su pazienti con shock settico non hanno dato vantaggi sono in realtà utili in alcune sottoclassi di pazienti con sepsi», secondo Girardis. «Nei trial clinici finora sono stati inclusi pazienti molto eterogenei per via del criterio d’inclusione scelto (sepsi grave o shock, indipendentemente da età, tipo d’infezione, sito d’infezione, comorbidità). I futuri studi clinici dovranno essere condotti usando criteri d’inclusione che omogeneizzino maggiormente la popolazione, come suggerito dalla nuova classificazione della sepsi secondo il sistema Piro (Predisposizione, infezione, risposta e disfunzione organo)».