Progettare l’ospedale dell’infanzia

ing. Nicola Freddi – Main MGT

Una complessa esperienza interdisciplinare che ha coinvolto una pluralità di soggetti differenti, per rispondere alle esigenze specifiche dei pazienti pediatrici, distingue il percorso progettuale del rinnovato Ospedale Del Ponte a Varese.

«Soprattutto per effetto dei nuovi indirizzi strategici della politica sanitaria lombarda, il progetto sviluppato dallo studio CSPE per il nuovo padiglione per l’Ospedale Del Ponte ha subito alcune modifiche», spiega l’ing. Nicola Freddi, direttore tecnico di Main MGT, studio bolognese che ha curato la progettazione esecutiva nel contesto di un appalto integrato.
«Rispetto alle previsioni originarie, che contemplavano la demolizione di gran parte dei fabbricati preesistenti e la realizzazione in due lotti di un complesso articolato attorno a una piazza a corte, il padiglione Michelangelo costituisce l’unico edificio realizzato, nel quale sono ora concentrate tutte le aree a maggiore intensità di cure, in precedenza distribuite negli altri padiglioni.
L’attuale ospedale si distingue come un polo a elevata valenza per l’ambito materno-infantile, caratterizzato dalla presenza di tutte le principali specialità diagnostico-terapeutiche e dei relativi servizi, che lo rendono una struttura altamente specializzata e autosufficiente dal punto di vista sanitario. Parallelamente, il Del Ponte si distingue come un luogo pensato a misura delle esigenze psicologiche del bambino».

Il progetto in sintesi

Lo spazio pediatrico è infatti un ambito progettuale che impone cautele specifiche, mirate sia alla minimizzazione dell’impatto dei bambini con un ambiente sconosciuto, sia alla possibilità di coinvolgerli e stimolarli attraverso le soft qualities degli spazi loro dedicati, con il coinvolgendo i genitori.
«Anche grazie alla stretta collaborazione con il personale tecnico e sanitario, questa esperienza si è rivelata estremamente interessante. È stata dedicata particolare attenzione sia all’umanizzazione dell’ambiente ospedaliero, prevedendo non solo ampi spazi connettivi situati nel cuore delle aree di degenza e la presenza di un familiare in tutte le aree neonatali e pediatriche, sia soluzioni mirate al contenimento dei consumi energetici e a restituire un ottimo comfort climatico».

Aspetti significativi del progetto

«Per rispondere alle esigenze emergenti e considerando che alcuni padiglioni non sarebbero più stati demoliti, nel corso delle ultime fasi del percorso progettuale alcune zone del nuovo padiglione sono state ridefinite per ottimizzare l’assetto distributivo con l’obiettivo di:
– facilitare gli accessi in rapporto ai flussi da e verso l’esterno e i collegamenti verso i reparti situati negli altri padiglioni;
– permettere la razionalizzazione del tracciato delle reti tecnologiche, in vista del trasferimento delle attività dai padiglioni più vecchi.
Dal punto di vista architettonico l’edificio è tutto sommato molto semplice e, di conseguenza, estremamente funzionale e flessibile. Si tratta di un fabbricato rettangolare a corpo quintuplo, con ampie superfici vetrate in facciata, che presenta spazi connettivi verticali e di servizio situati in posizione centrale.
Nei settori più sensibili, come il Blocco Operatorio e la Terapia Intensiva, la dotazione tecnologia è coerente con lo stato dell’arte e presenta una serie di predisposizioni capaci di assicurare la futura implementazione di sistemi all’avanguardia, per esempio nel campo della chirurgia robotica».

Ambiente fisico e umano

«Un altro aspetto fra i più interessanti dell’intero percorso progettuale è stato lo studio dell’ambientazione delle aree pediatriche, con l’obiettivo di trasmettere tranquillità e la sensazione di un ambiente amico ai piccoli pazienti. I principi generali che hanno guidato la progettazione dell’ambiente fisico sono stati la luminosità degli spazi, lo studio dei colori e dei materiali, la personalizzazione delle camere di degenza, lo studio grafico per l’umanizzazione pittorica e la chiarezza e certezza dei percorsi.
L’ambiente “umano” si distingue per la sua predisposizione a permettere la naturale continuità del rapporto fra bambino e genitori, sia prevedendo la presenza di questi ultimi in tutti i reparti di degenza pediatrica e neonatologica, compresi quelli per le cure intensive sia nelle aree per il gioco e la socialità dei bambini.
L’esperienza ha coinvolto numerosi attori, dalla fase di concezione a quella di esecuzione. Durante la progettazione esecutiva si è rivelata fondamentale la partecipazione fattiva e la condivisione delle scelte di tutti i soggetti interessati, nella prospettiva di sperimentare non solo una modalità di progettazione focalizzata sugli utenti pediatrici – perciò sulle loro specifiche esigenze e i loro affetti – ma anche una collaborazione interdisciplinare tra soggetti – come gli artisti – estranei alla progettazione delle strutture ospedaliere.
Durante la costruzione, la struttura portante del pad. Michelangelo è stata realizzata utilizzando sistemi calibrati per minimizzare l’impatto del cantiere sul quartiere circostante. L’accurata programmazione delle attività edilizie ha inoltre permesso di ridurre la durata del cantiere di circa 6 mesi rispetto a quanto previsto dal bando di gara. Complessivamente, il costo di costruzione è risultato nell’ordine di circa 1.300 euro/m2».

Coordinare aspetti edili e tecnologici

Ci sono aspetti del progetto che potevano essere migliorati?
L’appalto dei lavori era limitato alla progettazione e costruzione dell’edificio e non contemplava anche la fornitura degli arredi e delle apparecchiature elettromedicali, oggetto di un successivo appalto. Personalmente ritengo che la possibilità di coordinare le attività d’ambito prettamente edile (progettazione degli spazi, costruzione, impianti) con le forniture che ne permettono il funzionamento sia un’opzione che presenta importanti vantaggi.
In ogni caso, l’Ospedale Del Ponte è oggi perfettamente funzionante. Il successo dell’operazione è soprattutto merito di una committenza che, anche in presenza di un drastico ridimensionamento del budget, ha perseguito con determinazione i propri traguardi, supportata da strutture tecniche (Infrastrutture Lombarde; U.O Gestione tecnica patrimonio immobiliare, Gestione risorse tecnologiche e impiantistiche, Ingegneria clinica) molto preparate e ben organizzate, che hanno saputo orientare il processo progettuale e stimolare le imprese a dare il meglio».

Giuseppe La Franca
architetto