Malnutrizione negli ospedali italiani: studio riporta i numeri

Il nord Italia presenta i dati peggiori relativi alla malnutrizione nei reparti di Medicina Interna: secondo uno studio condotto dalla Società Italiana di Medicina Interna e pubblicato su European Journal of Internal Medicine, il 48,6% dei pazienti del campione preso in esame e ricoverati nei reparti settentrionali è malnutrito, contro il 38,6% del Centro e il 29,6% del Sud.

«È interessante notare – commenta Maurizio Muscaritoli, professore ordinario presso il Dipartimento di Medicina Traslazionale e di Precisione della Sapienza Università di Roma, direttore della UOC di Medicina Interna e Nutrizione Clinica del Policlinico Umberto I, direttore della Scuola di Specializzazione di Medicina Interna e coordinatore dello studio – che abbiamo registrato una maggiore prevalenza di malnutrizione nei pazienti del nord rispetto alle Regioni centrali e meridionali.

Ciò può essere in parte dovuto all’età più avanzata dei partecipanti provenienti dal Nord Italia e alla maggiore prevalenza di malati oncologici. Tuttavia, questa disparità può anche essere influenzata dall’accesso all’assistenza sanitaria regionale, da fattori socioeconomici o da differenze in altre caratteristiche di base dei pazienti, evidenziando la necessità di ulteriori indagini su queste variazioni regionali».

Test utilizzati ed esiti ottenuti

Gli autori hanno preso in considerazione 650 pazienti ricoverati in medicina interna in 15 ospedali per 11 Regioni e li hanno sottoposti a tre diversi test per rilevare la malnutrizione:

  • il Malnutrition Universal Screenig Tool – MUST
  • il Mini Nutritional Assessment Short-Form – MNAÒ-SF
  • il Global Leadership Initiative on Malnutrition – GLIM.

Obiettivo, scoprire il livello di malnutrizione nei reparti di medicina interna e anche capire la concordanza dei risultati tra i test MNAÒ-SF e GLIM. Gli esiti ottenuti con il test MUST hanno portato a classificare il 17,1% dei pazienti come a rischio medio di malnutrizione e l’82,9% come ad alto rischio. Inoltre, i due indici forniscono risultati confrontabili.

«Questo risultato indica che i criteri GLIM, di recente proposti per semplificare la diagnosi di malnutrizione, sono attendibili e dovrebbero essere adottati su larga scala, al fine di ottenere dati precisi e concordanti relativamente alla prevalenza della malnutrizione da malattia», spiega Muscaritoli.

Il problema non è da sottovalutare, dato che la malnutrizione rende più difficile la guarigione e comporta un aumento delle spese considerevoli per il SSN.

Per esempio, rende più suscettibili i pazienti a infezioni di vario genere, anche sistemiche, raddoppiando il rischio di contrarle rispetto ai pazienti non malnutriti. La letteratura sottolinea che la malnutrizione può aumentare le spese sanitarie di un paziente del 20%. In Europa sembra che questo costo sia di 97 milioni di euro l’anno. Occorre quindi individuare precocemente i pazienti malnutriti e intervenire.

Una risposta dallo studio SIMI-NUTRO

Muscaritoli conclude: «i dati dello studio SIMI-NUTRO confermano in maniera incontrovertibile che la malnutrizione aumenta in modo significativo la morbilità infettiva, che è una delle più temibili complicanze dei ricoveri in ambiente ospedaliero. Prevenire in modo efficace la malnutrizione diviene quindi una necessità ancora più urgente e stringente.

Dove va attuata questa prevenzione? Anche questa risposta ci viene data dallo studio SIMI-NUTRO: abbiamo effettuato la valutazione nutrizionale in tutti i pazienti entro le prime 48 ore dal ricovero.

Da i dati ottenuti risulta evidente che la malnutrizione si sviluppa e andrebbe prevenuta sul territorio, in comunità e che un’efficace prevenzione avrebbe un impatto misurabile e significativo sulle ospedalizzazioni, sulle complicanze del ricovero e sulla spesa sanitaria, oltre che, prima di tutto sulla salute dei nostri pazienti».

Occorre quindi organizzare la sanità territoriale perché sia pronta a far fronte a questo problema e a gestirlo nel migliore dei modi.

Fonte: CS SIMI