Micro RNA per diagnosticare l’infarto acuto del miocardio

Dolore al petto, talora edema polmonare con dispnea, nausea, ma anche shock acuto e aritmie: questi i principali sintomi principali dell’infarto acuto del miocardio, un evento dovuto a mancata irrorazione del miocardio che in Italia colpisce circa 120 mila persone l’anno, delle quali circa 25 mila muoiono prima di arrivare in ospedale a causa di interventi poco tempestivi.

L’esperienza di avere un infarto in atto è altamente soggettiva e così anche i sintomi descritti sopra possono essere affiancati da altri, come sudorazione e svenimenti, dolore radiante al collo e allo stomaco, oppure non essere presenti… ci sono soggetti che hanno avuto un infarto senza avere mai avuto dolore al petto, per esempio.
Ciò che accomuna tutti i pazienti è una sensazione di morte imminente, un malessere così profondo da indurli a contattare il 112 per richiedere un intervento in emergenza. Principali strumenti di diagnosi dell’infarto acuto del miocardio sono l’elettrocardiogramma e gli esami del sangue per ricercare alcuni particolari enzimi cardiaci rilasciati dai miociti in necrosi.

In letteratura esistono studi che indicano anche il Micro RNA (miRNA) come potenziale biomarker di infarto miocardico: basandosi su queste scoperte, un team statunitense ha sviluppato un device in grado di individuare questi biomarker direttamente dal sangue dei pazienti.
Il device è una piattaforma basata su una membrana a scambio ionico multiplex (MIX MiR) che consente di quantificare in parallelo la presenza di un panel di micro RNA, tra i quali miR-1, miR-208b, e miR-499.

Questo device è stato utilizzato su tre tipologie di pazienti per vedere l’espressione dei micro-RNA: soggetti senza evidenti patologie coronariche in atto; pazienti con patologie coronariche stabili; pazienti con infarto miocardico acuto con elevazione ST (STEMI) prima e dopo essere stati sottoposti alla procedura percutanea di apertura delle coronarie.
La piattaforma può lavorare con sangue grezzo, senza doverlo lavorare prima, perché presenta un limite di rilevazione picomolare.
I tempi di diagnosi sono davvero rapidi, di circa 30 minuti, il che è di grande utilità nel caso di patologie tempo dipendenti, come l’infarto.

Gli autori hanno verificato che in tutte le categorie con patologia coronarica, stabile o meno, il valore di miR-1 è almeno un ordine di grandezza superiore ai valori normali, mentre questo è basso nei pazienti senza patologia coronarica.
Inoltre, la sovra espressione di questo biomarker è decisamente superiore a quello che potrebbe essere rilevato con una PCR, suggerendo quindi l’esigenza di utilizzare altri device diagnostici.
Inoltre, a differenza degli enzimi normalmente utilizzati come biomarker in questi soggetti, usando miR-1 la piattaforma proposta riesce a discriminare tra pazienti con ischemia in corso e pazienti con danni da riperfusione e pazienti senza patologie coronariche.

Il che permette ai medici di individuare subito il trattamento migliore da mettere in atto. Grazie alle sue caratteristiche, infine, questo dispositivo è trasportabile e quindi può essere portato direttamente dove si trova il soggetto per testarlo subito, arrivando in ospedale con una serie di informazioni già disponibili.
Anche i costi sono interessanti, perché gli autori definiscono questa soluzione a basso costo, appunto.
Lo studio ha visto la collaborazione del Dipartimento di Ingegneria Aerospaziale e Meccanica e del Dipartimento di Ingegneria Chimica e Biomolecolare dell’Università di Notre Dame e della Divisione di Cardiologia del Dipartimento di Medicina del College of Medice dell’Università della Florida.

(Lo studio: Ren X, Ellis BW, Ronan G, Blood SR, DeShetler C, Senapati S, March KL, Handberg E, Anderson D, Pepine C, Chang HC, Zorlutuna P. A multiplexed ion-exchange membrane-based miRNA (MIX·miR) detection platform for rapid diagnosis of myocardial infarction. Lab Chip. 2021 Sep 21. doi: 10.1039/d1lc00685a. Epub ahead of print. PMID: 34546237)

Stefania Somaré