Le terapie intensive sono sempre sotto i riflettori. Superata l’emergenza pandemica, oggi questi reparti continuano ad affrontare varie criticità sul fronte delle risorse umane: carichi di lavoro in crescita che vanno a incidere su qualità e sicurezza delle cure e carenza di personale. In questo contesto incide inoltre una criticità tecnologica: nonostante un’informatizzazione crescente e la disponibilità di strumentazioni hardware e software che potrebbero semplificare, efficientare e rendere più sicuro il lavoro degli operatori sanitari, i reparti non traggono ancora il massimo da quanto l’innovazione potrebbe offrire. E questo porta a sprechi di tempi e di risorse, anche economiche, specie per quel che concerne la gestione degli stock farmaceutici.

Ne parliamo nella monografia “Terapia intensiva e gestione digitale. L’integrazione tra pompa infusionale, dispositivi medici, sistemi ospedalieri e cartella clinica elettronica”.

Protocolli di comunicazione: i device non “parlano” tra loro

A oggi infatti manca una completa integrazione digitale tra i sistemi informatici ospedalieri, le cartelle cliniche elettroniche dei pazienti e i numerosi device impiegati a bordo letto, spesso ancora troppo poco interconnessi tra loro. Il clinico ha bisogno di poter contare su piattaforme integrate per gestire i vari processi, ma non di rado ciò è impossibile anche per un’altra ragione: a causa della formulazione delle gare d’appalto, i software prodotti da aziende diverse non comunicano tra loro in quanto i protocolli impiegati dai produttori sono diversi l’uno dall’altro. Ciò implica che per ottenere una reale integrazione un reparto dovrebbe adottare dispositivi prodotti dalla stessa azienda, il che è ovviamente infattibile.

Un monitoraggio centralizzato dei pazienti

Un caso specifico è quello delle pompe infusionali. Considerata un dispositivo a relativamente basso contenuto tecnologico, la pompa è però centrale all’interno della rete delle tecnologie necessarie in reparto. Se fosse integrata con gli altri sistemi tecnologici e gli altri dispositivi medici, quali i monitor dei parametri vitali, la pompa infusionale consentirebbe al medico un monitoraggio del paziente anche da lontano. In questo modo 

Cybersicurezza: come si affronta il problema?

C’è poi un altro tema: quello della sicurezza dei dati, lato oscuro della digitalizzazione. Nel 2022 un attacco hacker ai danni dell’Asst Fatebenefratelli Sacco di Milano aveva posto sotto gli occhi dell’opinione pubblica questi rischi: i dati sanitari possono infatti finire nelle mani di malintenzionati che potrebbero, come capitò in quell’occasione, chiedere un riscatto pena la loro diffusione, con danni inimmaginabili in termini economici e di immagine per le aziende ospedaliere. Gli hacker possono infatti accedere ai dati sfruttando come punto debole uno strumento tecnologico elettromedicale non sufficientemente protetto. Per questo i device, e quindi anche le pompe infusionali, devono essere messe al sicuro da queste evenienze. 

La terapia intensiva del futuro: quali possibili soluzioni?

In definitiva come si risolvono questi problemi? Come migliorare sicurezza ed efficienza delle terapie intensive partendo da device come le pompe infusionali? Ne parliamo nella monografia Terapia intensiva e gestione digitale. L’integrazione tra pompa infusionale, dispositivi medici, sistemi ospedalieri e cartella clinica elettronica.