Migliore visione del cuore con nuova Tac

Dettaglio della linea laser coinvolta nello sviluppo del microtomografo 4D presso il laboratorio ILIL, CNR-INO, Pisa.

È italiano lo studio che ha portato a intuire che l’uso di sorgenti di raggi x compatte e ultraveloci consente di visualizzare meglio la struttura del cuore e i suoi movimenti, avanzamenti che potrebbero favorire la ricerca dell’origine delle patologie cardiache.
Al momento lo studio è stato svolto su modello murino e con una mini-Tac, ma i suoi risultati sono davvero interessanti.

Lo conferma il dottor Daniele Panetta dell’Istituto di Fisiologia Clinica del CNR (CNR-IFC), una delle realtà che hanno partecipato allo studio: «tale ricerca potrebbe essere rilevante nella comprensione di alcune patologie cardiovascolari, come l’infarto miocardico e lo scompenso cardiaco.
In questo studio, attraverso simulazioni fisiche realistiche e modelli dinamici cardiopolmonari è stato dimostrato per la prima volta il vantaggio dell’impiego di impulsi x ultracorti generati mediante laser, evidenziando la capacità del sistema proposto di ridurre notevolmente i costi di realizzazione e l’ingombro fisico rispetto a sistemi equivalenti basati su sorgenti di sincrotrone, disponibili solo in un limitatissimo numero di grandi infrastrutture nel mondo.
Soprattutto, però, il sistema proposto è in grado di catturare nelle immagini movimenti cardiaci più rapidi di circa 10 volte rispetto ai sistemi convenzionali da laboratorio».

Il dottor Luca Labate dell’Istituto Nazionale di Ottica del CNR (CNR-INO) aggiunge: «le applicazioni di tale metodologia di generazione di raggi x aprono diversi scenari, dallo studio di nuovi strumenti per gli esami radiologici 2D e 3D, come in questo lavoro, allo sviluppo di nuovi strumenti per trattamenti radioterapici, con maggiori potenzialità di trasferimento alla clinica rispetto alle sorgenti basate su sincrotrone».

Lo studio è l’esito di una fitta collaborazione tra più realtà, definita “fondamentale” dai due ricercatori. Vi hanno partecipato: l’Istituto Nazionale di Ottica (INO), l’Istituto di Fisiologia Clinica (IFC), l’Istituto di Bioimmagini e Fisiologia Molecolare (IBFM) del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), i Laboratori nazionali del sud dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN-LNS) e l’Università Federico II di Napoli, che ha fatto da coordinatore.

«Questo risultato conferma il valore della multidisciplinarietà della ricerca condotta nel CNR, con una sinergia tra istituti all’avanguardia nel campo della ricerca traslazionale cardiovascolare e delle bioimmagini (IFC e IBFM) e nello sviluppo di sorgenti di particelle e radiazione x di nuova concezione, cosiddette laser driven, presso l’Intense Laser Irradiation Laboratory (ILIL) del CNR-INO di Pisa.
Il lavoro congiunto tra questi istituti è stato fondamentale per il raggiungimento di tali risultati, che ancora una volta confermano le eccellenze italiane». Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Scientific Reports ed è stato condotto nell’ambito di un progetto Prin, finanziato dal Miur.

Stefania Somaré