Monzino, impiantati due pacemaker di ultima generazione

Una piattaforma che interpreta i mormorii del cuore

In Italia si effettuano ogni anno circa 30.000 interventi di inserimento o sostituzione di pacemaker. Un numero elevato che tiene conto dell’incidenza delle patologie cardiovascolari, in aumento come molte altre patologie croniche a causa di stili di vita poco sani e dell’invecchiamento della popolazione.
I pacemaker tradizionali presentano, oltre a una zona core in cui è generato l’impulso elettrico, degli elettrocateteri che conducono l’impulso all’interno del cuore.
Il numero di elettrocateteri dipende dalla tipologia del dispositivo elettro-medicale ed è: singolo nei monocamerali, dove entra o nell’atrio o nel ventricolo destro; doppio nei bicamerali, uno per camera cardiaca; tripli nei biventricolari, uno per l’atrio destro, uno per il ventricolo destro e l’ultimo per il ventricolo sinistro.

I dispositivi più innovativi puntano a eliminare gli elettrocateteri, oltre che la tasca che si deve costruire nel torace del paziente per l’accomodamento del pacemaker stesso.

Uno dei dispositivi di ultima generazione è miniaturizzato, senza fili, e viene inserito direttamente nell’atrio o nel ventricolo destro con un intervento mininvasivo. In gergo viene definito un pacemaker leadless bicamerale. Si chiama Aveir DR ed è in fase di valutazione all’interno di uno studio clinico internazionale che vede anche la partecipazione del Centro Cardiologico Monzino di Milano, che nel 2013 ha impiantato il primo pacemaker wireless in Italia, facendo da apripista a questa tecnologia oggi ampiamente diffusa.
Il nome dello studio è Aveir DR i2i Study. Avviato lo scorso febbraio, lo studio prevede di coinvolgere circa 550 pazienti che necessitano di pacemaker e di impiantare loro il nuovo dispositivo. Ogni paziente verrà seguito con varie visite di follow-up, a 1 mese, 3 mesi, 6 mesi, 12 mesi e poi ogni 6 mesi fino a fine studio, previsto per il 2025. All’interno di questo studio, il Monzino ha già effettuato i primi due impianti, entrambi con successo, L’équipe coinvolta è stata guidata dal prof. Claudio Tondo, direttore del Dipartimento di Aritmologia.

Claudio Tondo

Spiega il professore: «il nuovo algoritmo implant to implant (i2i) consente ai dispositivi atriali e ventricolari di comunicare tra loro per fornire una stimolazione cardiaca sincronizzata o coordinata in base alle esigenze cliniche del paziente.
I dispositivi impiantati sono inoltre progettati specificamente per essere recuperati quando uno o entrambi devono essere sostituiti o qualora sia necessario modificare la terapia di un paziente. Tutto questo permette di allargare le indicazioni, e dunque il numero di pazienti che può fruire dei pacemaker senza fili, una delle più grandi innovazioni nella cura nel mondo dei pacemaker degli ultimi dieci anni. Il pacemaker leadless a doppia camera è in grado di stimolare elettricamente tutto il cuore, come i sistemi tradizionali, ma con molti vantaggi in più per i pazienti».

Vantaggi che, secondo il prof. Tondo, porteranno questi dispositivi a essere ampiamente utilizzati nel prossimo futuro anche nei pazienti più gravi. Quali sono? Anzitutto, questi dispositivi possono essere impiantati passando dalla vena femorale con una procedura interventistica, quindi senza lasciare cicatrici. Inoltre, l’assenza di fili riduce il rischio di malfunzionamento legato ai cavi e permette alla batteria di durare più a lungo, in media 5-6 anni.

Stefania Somaré