Nasce il primo ospedale rosa in Italia

C’è Michela, che ha partorito alla ventiquattresima settimana di gestazione, e c’è Patrizia, che è da poco in menopausa e soffre di una grave forma di depressione. Nadia, invece, ha un’aritmia cardiaca ed è in attesa di una visita.
Sono alcune delle pazienti che si possono incontrare nelle corsie dell’Ospedale Macedonio Melloni di Milano, il primo in Italia dedicato alla salute della donna.

La struttura, che fa parte dell’ASST Fatebenefratelli Sacco e che da sempre si contraddistingue per l’assistenza a mamme e bambini, si impegna a offrire percorsi diagnostico-terapeutici declinati al femminile.

Ginecologia, quindi, ma anche oncologia, neurologia, cardiologia, medicina del lavoro, per prendersi cura delle donne nelle varie fasi della vita, ovvero sviluppo (11-18 anni), età fertile e riproduzione (19-50 anni), menopausa (50-65 anni), senescenza (oltre i 65 anni).

«L’ospedale propone un modello organizzativo sinergico e integrato che risponda ai bisogni di salute delle donne di ogni età», sottolinea Giuseppe De Filippis, direttore sanitario dell’ASST Fatebenefratelli Sacco.

Marisa Errico, direttore medico dei presidi ospedalieri Macedonio Melloni e Fatebenefratelli, aggiunge che «si tratta di una rivoluzione, in virtù della quale la donna può pianificare tutti i controlli e gli esami necessari all’interno dello stesso ospedale, senza dover peregrinare da una struttura all’altra o da uno specialista all’altro».

Giulio Gallera, assessore al Welfare di Regione Lombardia, che ha sostenuto il progetto stesso, aggiunge: «puntiamo alla presa in carico della donna nella maniera più ampia e completa possibile, nel segno della qualità e dell’appropriatezza delle cure».

Un esempio di medicina di genere

Un’iniziativa, quella del Macedonio Melloni, che si inserisce a pieno titolo nell’alveo della medicina di genere, definita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come «lo studio dell’influenza delle differenze biologiche e socio-economiche e culturali sullo stato di salute e di malattia di ogni persona».

A sottolineare questo orientamento è Francesca Merzagora, presidente della Fondazione Onda (Osservatorio nazionale sulla salute della donna e di genere), da anni impegnata nella costruzione del progetto: «l’ospedale della donna è il luogo in cui la medicina di genere trova concreta applicazione, è un sogno che diventa realtà».

È dimostrato che uomini e donne presentano differente incidenza, sintomatologia, gravità in numerose malattie, oltre che diverse risposte alle terapie.

In particolare, secondo il libro bianco sulla salute della donna di Onda, giunto quest’anno alla settima edizione, le donne soffrono di depressione e di malattie autoimmuni ed endocrine più degli uomini, mentre sono meno colpite da patologie cardiovascolari, anche se queste ultime hanno su di loro un maggiore tasso di mortalità.

Rilevanti sono anche le differenze in ambito oncologico, in termini di tipologia e aggressività dei tumori, per ragioni anatomiche, ormonali, genetiche, di stile di vita.
In alcuni tipi di neoplasie, per esempio, il sistema immunitario femminile si dimostra più reattivo, come nel caso del melanoma, in cui mortalità è pari a 4,09% nell’uomo e 1,7% nella donna.

In accordo con il Piano nazionale

Il progetto che ha visto pioniere l’ospedale lombardo si inserisce perfettamente nel Piano per l’applicazione e la diffusione della medicina di genere, approvato il 13 giugno 2019 dal ministero della Salute, con la firma del decreto attuativo della legge 3 del 2018, che, all’articolo 3, stabilisce la necessità di diffondere questa branca medica, attraverso quattro tipi di intervento: percorsi clinici di prevenzione, diagnosi, cura, riabilitazione; ricerca e innovazione; formazione; comunicazione.

Reparti e servizi declinati al femminile

Sulla scia della nuova normativa, l’ospedale offre numerosi servizi “in rosa”. A cominciare dalla clinica di Ostetricia e Ginecologia, al cui interno sono presenti un ambulatorio dedicato al primo trimestre di gestazione, ambulatori per le patologie della gravidanza, un centro di procreazione medicalmente assistita.

C’è poi la Neonatologia, che gestisce circa 2.400 neonati all’anno, sia patologici che fisiologici. Nel primo caso, sono attivi uno speciale programma di care per favorire il rapporto tra mamma e bambino, un sistema di telecamere che fa sì che i genitori possano vedere da casa il proprio bimbo, un protocollo diagnostico-assistenziale specifico per i neonati figli di madre diabetica, l’ambulatorio Alto rischio neurologico. Nel secondo caso, vengono programmati di routine gli screening relativi a riflesso rosso, sordità congenite, displasia evolutiva delle anche. Sono presenti, inoltre, un centro di massaggio neonatale e la banca del latte materno.

Anche il reparto di Medicina interna è declinato al femminile. Al suo interno sono, in particolare, stati implementati specifici ambulatori: prevenzione cardiovascolare della donna, proctologia della donna, studio e terapia della stipsi nella donna in gravidanza e in menopausa, prevenzione e cura delle malattie allergiche della donna.

Un ulteriore ambito in cui sono stati messi a punto interventi ad hoc è quello psichiatrico. In particolare, dal 2004 è attivo, all’interno dell’ospedale, il Centro psiche donna, che, avvalendosi di personale (psichiatre e psicologhe) esclusivamente femminile, si occupa a livello ambulatoriale dei disturbi psichici comparsi durante la gravidanza e il post-partum, che colpiscono circa il 12% delle donne.

«Si tratta di fasi delicate nella vita di una donna, durante le quali possono manifestarsi con più frequenza i disturbi affettivi», rileva Claudio Mencacci, primario del Centro e direttore del dipartimento di Neuroscienze e salute mentale dell’ASST Fatebenefratelli Sacco.

Per far fronte alla depressione perinatale verrà, inoltre, attivata a breve la Mother Baby Unit, un’unità di degenza ospedaliera dove la donna in gravidanza o con il suo bambino potrà essere ricoverata e curata da un’équipe multidisciplinare, composta da psichiatra, psicologo, ostetrica, puericultrice e da altri professionisti, ricevendo così le migliori cure psichiatriche in un ambiente protetto.

Oltre i bollini rosa

L’ospedale delle donne costituisce, quindi, un passo in più rispetto ai Bollini rosa, un riconoscimento presente dal 2007, patrocinato da 23 società scientifiche e attribuito da Onda alle strutture attente alla prevenzione, diagnosi e cura delle malattie femminili, che conta oggi un network di 344 nosocomi in tutta Italia.

«Ci auguriamo che altri ospedali che hanno già ottenuto questo riconoscimento seguano l’esempio virtuoso del Macedonio Melloni, una realtà all’avanguardia ispirata al Brigham and Women’s Hospital di Boston, negli Stati Uniti, una struttura d’eccellenza che vanta numerosi reparti a misura di donna», dichiara Merzagora.

Alla luce delle più attuali evidenze scientifiche, diventa sempre più importante costruire un approccio alla salute gender-oriented, capace cioè di tenere conto delle differenze di genere per costruire percorsi di cura sempre più personalizzati ed efficaci e, quindi, migliori per i pazienti e più sostenibili per il Servizio sanitario nazionale.

Paola Arosio