Sono coordinati dall’Irccs Istituto Nazionale dei Tumori Regina Elena (IRE) e dall’Università di Roma i tre progetti di ricerca avviati di recente in Regione Lazio, incentrati su biopsia liquida e sequenziamento genomico. Finanziatore, Lazio Innova, società in seno alla Regione.

Il primo progetto, ERBB2-2D, vuole ideare un’apparecchiatura che usi la luce per leggere lo stato del gene ERBB2 in una biopsia liquida, in pazienti affette da un particolare sottotipo di carcinoma alla mammella; il progetto è coordinato da Patrizio Giacomini, dell’Unità di ricerca di Oncogenomica ed Epigenetica del Regina Elena, in collaborazione con Alberto Sinibaldi, del Dipartimento di Scienze di Base e Applicate per l’Ingegneria-Sapienza.

Spiega Giacomini: «ci sono già molti modi di diagnosticare se ERBB2, un gene del cancro, è “attivato”, quindi può essere contrastato con farmaci a bersaglio molecolare.
Quello che vogliamo fare noi, però, è adattare la diagnostica convenzionale a un formato versatile che, potendo funzionare sia con la biopsia tradizionale su tessuto sia soprattutto sul sangue, con la biopsia liquida, lo renda facilmente eseguibile in modo non invasivo e più volte durante la storia di malattia.
Questo ci permetterà di aggiornare lo stato ERBB2 in tempo reale e aggiustare il tiro delle possibili terapie specifiche, sia di quelle già disponibili sia di quelle nuove e più potenti che si dtanno facendo strada».

In questo progetto si misurano due dimensioni del gene: la presenza di alterazione nel DNA e la sovra-espressione della proteina generata.

«Queste due misure non sono mai state misurate sistematicamente, contemporaneamente e longitudinalmente, per farlo vogliamo dotarci della tecnologia più potente, promettente ed economica possibile».

Il secondo progetto si propone di identificare e validare nuovi bersagli terapeutici presenti nel microambiente tumorale immunitario e responsabili della progressione della patologia, per utilizzarli nel monitoraggio.
In questo caso, si utilizzano tecnologie “omiche” unite ad analisi bioinformatiche per la caratterizzazione, in particolare, di pazienti con adenocarcinoma polmonare.
L’ultimo progetto, “Nano-Covid”, è incentrato sul Covid-19 e vuole trovare un test dedicato ad ambienti ospedalieri non a carattere infettivologico: uno strumento basato sulla luce per rivelare in modo rapido ed efficiente la presenza di anticorpi specifici.

Stefania Somaré