Neoplasia mammaria, ridurre biopsie ai linfonodi con l’intelligenza artificiale

Tumore al seno

L’intelligenza artificiale promette di migliorare i trattamenti di molte patologie, rendendoli sempre più personalizzati sulle esigenze cliniche del paziente e sulle capacità di reazione del suo corpo ai farmaci disponibili.
Uno dei maggiori ambiti di studio dell’intelligenza artificiale è l’oncologia, in particolare il tumore al seno. Prima per incidenza nella popolazione femminile, la neoplasia al seno può dare metastasi che rendono la prognosi molto peggiore.
Di norma la presenza o meno di metastasi viene verificata con l’asportazione del linfonodo sentinella durante l’intervento di resezione del tumore stesso.

Posizionato sotto l’ascella, questo linfonodo ha però il suo valore fisiologico, contribuendo alla filtrazione della linfa e al corretto drenaggio dell’arto superiore. Se già intaccato dal tumore la sua asportazione è necessaria, ma se così non fosse? Il linfonodo viene prelevato a priori, per poterlo sottoporre a biopsia in un secondo momento. Un passaggio sin qui necessario, dal momento che la percentuale di pazienti con cancro al seno che sopravvive a 5 anni dalla diagnosi cala dal 98.6% al 84.4% in presenza di cellule tumorali nei linfonodi.

I dati dicono però che solo nel 15% dei casi i linfonodi asportati risultano essere intaccati dal tumore. Occorre sviluppare un sistema preoperatorio non invasivo che consenta di prelevare i linfonodi solo se necessario o in dubbio. L’intelligenza artificiale potrebbe consentire questo passaggio. Lo conferma un recente studio retrospettivo condotto da un team multidisciplinare dell’Irccs Istituto Tumori Giovanni Paolo II di Bari, pubblicato su Scientific Reports.

Statistici, matematici, fisici, data manager, farmacisti e biologi hanno collaborato con i radiologi e i chirurghi dell’Istituto. Si tratta di uno studio preliminare che ha coinvolto 142: 115 con linfonodi non intaccati dal tumore e 27 con status metastatico positivo. Per ogni paziente si sono presi i dati dell’ecografia effettuata alla diagnosi, caratteristiche cliniche e istopatologiche, età alla diagnosi, dimensione del tumore e altro ancora. I dati sono stati rielaborati per sviluppare più algoritmi radiomici verificati successivamente sullo stesso campione di donne. I risultati dei calcoli e dell’analisi dei dati clinici e radiomici effettuati dagli autori hanno dato risultati attendibili e accurati. Potrebbe dunque bastare un’ecografia per predire lo stato di salute del linfonodo sentinella e sapere così, anche senza asportazione e senza biopsia, se ci sono metastasi o meno.

«Un vantaggio non da poco anche per le pazienti che già con l’ecografia, un esame non invasivo, indolore e ormai di routine, possono avere indicazioni importanti sulla possibile evoluzione della malattia», sottolinea Raffaella Massafra, dirigente fisico medico della struttura semplice dipartimentale di fisica sanitaria dell’Istituto pugliese, che ha coordinato la ricerca.

Aggiunge Alessandro Delle Donne, direttore generale dell’Istituto: «Si tratta di uno studio che ha dato risultati entusiasmanti. Non solo perché ha vantaggi immediati per i medici e per le pazienti, ma anche perché il sistema studiato nei nostri laboratori di analisi radiomica potrà essere brevettato e presto messo a disposizione di tutta la comunità medica e scientifica. L’ufficio di trasferimento tecnologico del nostro Istituto è stato già allertato e siamo pronti a importanti e significative collaborazioni con il mondo dell’impresa».
Lo studio è stato realizzato nell’ambito di un programma di ricerca finalizzata di rete, finanziata dal Ministero della Salute e dalla Regione Puglia.

(Lo studio: Bove, S., Comes, M.C., Lorusso, V. et al. A ultrasound-based radiomic approach to predict the nodal status in clinically negative breast cancer patients. Sci Rep 12, 7914 (2022). https://doi.org/10.1038/s41598-022-11876-4)

Stefania Somaré