Numeri e classifiche non bastano a descrivere la qualità dei servizi

La classifica nazionale sulla qualità di vita pubblicata poche settimane fa da Italia Oggi non è piaciuta ai vertici dell’Azienda Usl di Reggio Emilia, né all’Azienda Ospedaliera Irccs. Così si è espresso Giorgio Mazzi, direttore sanitario dell’Azienda Ospedaliera Arcispedale Santa Maria Nuova di Reggio Emilia «C’è una frase molto eloquente di un noto statistico: “Di Dio ci fidiamo: tutti gli altri portino dati”. I sistemi complessi devono poter essere misurati e confrontati con sistemi complessi analoghi. Le statistiche, quindi, sono indispensabili per poter valutare il proprio prodotto in termini quali-quantitativi, misurarne le ricadute e pianificare le azioni di miglioramento. Il problema è che oggi, in tutti i settori, il dato non viene mai analizzato nella sua portata locale ma si trasferisce, quasi implicitamente, in una logica pseudo-competitiva che traduce tutto in mere classifiche: l’unico dato che resta nell’immaginario collettivo, in un eccesso di semplificazione è il posizionamento, nell’ordine decrescente della classifica. Si potrebbe essere indifferenti a questa modalità di semplificazione della complessità, se non fosse che essa assume un valore quasi dogmatico e innesca dibattiti e prese di posizione pubbliche spesso estremamente superficiali, talvolta assai onerose per chi è costretto a riportate il dibattito su elementi fattuali. In sanità, se in un recente passato la qualità dell’offerta veniva, in modo sommario, valutata sulla base della numerosità delle risorse (umane, tecnologiche, strutturali, di cui disponeva), oggi è necessario fare un salto di qualità e porsi in una dimensione valutativa molto più focalizzata sui criteri di efficacia, appropriatezza, di efficienza, di esiti».