Nuova Pediatria, Ospedale Civile di Padova. Le ragioni del progetto

Studio per l'ambientazione dei corridoi (credit: Proger – Striolo, Fochesato & Partners – Manens-Tifs)

Il nuovo edificio che ospiterà la Pediatria dell’Ospedale Civile di Padova si propone come un ospedale per bambini sostanzialmente autosufficiente, in grado di stabilire sinergie con le altre attività dell’ambito materno-infantile.
Il progetto è stato affidato a un gruppo di progettazione composto da Proger, Striolo, Fochesato & Partners e Manens-Tifs.

Arch. Maurizio Striolo – Striolo, Fochesato & Partners (credit: Proger – Striolo, Fochesato & Partners – Manens-Tifs)

Abbiamo chiesto all’arch. Maurizio Striolo, che ha curato la progettazione architettonica ed edile, come è nata l’esigenza del nuovo edificio: «Nel 2010 l’Azienda Ospedale – Università Padova bandì la gara per l’appalto integrato complesso finalizzato alla ristrutturazione del 2° lotto del Corpo Trattamenti e della Pediatria presso il Policlinico.

La gara fu aggiudicata al pool costituito dalle imprese CLEA e BILFINGER e, per la progettazione, al raggruppamento professionale temporaneo composto dal nostro studio con Iconia Ingegneria Civile (strutture) e Manens-Tifs (impianti). Già in fase di progetto definitivo risultarono evidenti le difficoltà insite nella ristrutturazione della Pediatria, confermate dopo numerose prove strutturali.

Dato il pesante stato di degrado strutturale ed edilizio e la contenuta altezza interpiano, l’attuale fabbricato poteva essere adeguato dal punto di vista sismico ma l’intervento non avrebbe permesso la realizzazione degli impianti previsti. I lavori furono perciò limitati al solo Corpo Trattamenti e sono stati completati qualche anno fa. Nel frattempo, l’Azienda Ospedaliera aveva individuato l’area per realizzare la nuova Pediatria».

Il sito e le relazioni

Come è stata individuata l’area d’intervento?
«Fra le ipotesi considerate dalla committenza, il lotto selezionato presenta due vantaggi significativi: era occupato dall’ex Pneumologia – un fabbricato ampiamente sottoutilizzato, per il quale non era prevista alcun riuso e che è stato demolito proprio per costruire la nuova Pediatria – ed è prossimo ad altri due edifici destinati all’Area Materno-Infantile – Clinica Ostetrica e Divisione Ostetrica.

Quest’ultima era già collegata con l’ex Pneumologia, mediante un percorso ipogeo che sarà riconfigurato, e il progetto prevede anche un ulteriore collegamento fra i volumi fuori terra.
Oltre a migliorare l’integrazione delle attività sanitarie e di servizio sarà possibile condividere i servizi diagnostico-terapeutici previsti nel nuovo edificio, evitando il ricorso al trasporto dei pazienti in ambulanza in caso di necessità.

Facciata principale: veduta fotorealistica da sud-est (credit: Proger – Striolo, Fochesato & Partners – Manens-Tifs)

L’area d’intervento si trova a ridosso della cinta muraria cinquecentesca, al margine esterno della fascia di rispetto. Anche per questo motivo, prima del bando di gara è stata indetta una conferenza dei servizi che ha sancito l’assenza di qualsiasi vincolo sul lotto interessato dall’intervento.
Ciò nonostante, la contenuta superficie disponibile ha costituito una delle principali criticità del progetto, che ha condotto a sviluppare l’edificio in verticale».

Spazi, standard, immagine

Quali principi hanno orientato la progettazione?
«La nuova Pediatria di Padova sarà una clinica potenzialmente autosufficiente dal punto di vista sanitario: disporrà fra l’altro di settori dedicati all’emergenza-urgenza, alla diagnostica per immagini, agli interventi chirurgici, alla terapia intensiva e alla degenza ordinaria – prevedendo una superficie media per ogni camera doppia di circa 28 m2, per accogliere nelle camere un familiare per ogni paziente – più alcuni servizi generali.

Pianta camere di degenza al livello 3: camera doppia (a sinistra), per isolati (al centro) e singola (a destra) – (credit: Proger – Striolo, Fochesato & Partners – Manens-Tifs)

È stato previsto un assetto spazio-funzionale basato su una sezione a corpo quintuplo – anche se non profonda come avremmo voluto – che ha permesso di organizzare al meglio i percorsi interni rispettando anche, in corrispondenza degli ingressi per pazienti e visitatori, la differenziazione dei punti d’accesso indispensabile per la corretta gestione dei flussi in caso di eventi epidemici.

La dotazione impiantistica e tecnologica allo stato dell’arte ha reso necessario incrementare l’altezza interpiano oltre i 4 m; perciò, la nuova Pediatria sarà decisamente più alta rispetto al fabbricato preesistente. Allo scopo è stato concordato di selezionare con particolare attenzione i materiali che formeranno l’involucro edilizio, in modo da mitigare l’impatto percettivo della costruzione.

Anche per questa ragione abbiamo alleggerito l’immagine architettonica complessiva, creando un basamento trasparente che si eleva per due livelli, scomponendo ed enfatizzando alcuni volumi laterali (scale di sicurezza, giardini d’inverno con funzione di soggiorno e area gioco ecc.) rispetto a quello principale, a sua volta caratterizzato dall’irregolare scansione delle aperture e da una grande vetrata trapezoidale in corrispondenza degli spazi comuni».

Un progetto partecipato

Con quali modalità avete recepito le esigenze della committenza?
«Nel rispetto delle previsioni del bando di gara, abbiamo prefigurato diverse alternative progettuali che sono state discusse con tutte le figure professionali interessate, comprese quelle afferenti all’area medica.
Si è trattato di un percorso estremamente interessante dal punto di vista professionale, che ci ha permesso di sviluppare progressivamente un progetto condiviso, a misura delle effettive necessità dell’azienda.

Abbiamo dedicato una specifica attenzione alla progettazione degli spazi destinati ai pazienti. Le camere di degenza ordinaria, ad esempio, presentano un layout modulare focalizzato sul comfort e sulla riservatezza, con posti letto contrapposti separabili mediante tendaggi interni e due servizi igienici, con apparecchi differenziati per pazienti e accompagnatori, in dotazione alle camere doppie.

Il tutto senza pregiudizio per la funzionalità, ad esempio nel caso delle camere per i pazienti isolati che, nei reparti di degenza come nell’area delle cure intensive, sono affiancate da uno spazio per il riposo del familiare dal quale si può osservare il bambino, accessibile dal corridoio tramite il filtro.
L’unico rammarico è non aver potuto inserire nel nuovo edificio anche il day hospital oncologico, ospitato in un padiglione limitrofo di recente costruzione».

Giuseppe La Franca, architetto