Nuovi test molecolari per il linfoma DLBCL

Linfoma diffuso a grandi cellule B (immagine Wikipedia, autore: Nephron)

Il linfoma diffuso a grandi cellule B rappresenta il 40% di tutti i tumori del tessuto linfatico.
Grazie al lavoro della Divisione di Diagnosi Emolinfopatologica dell’Istituto Europeo di Oncologia di Milano, diretta dal prof. Stefano Pileri, i pazienti colpiti da questo linfoma potranno ricevere una terapia più mirata e personalizzata.

Il team del prof. Pileri, in collaborazione con l’Associazione Italiana per la Ricerca contro il Cancro, ha infatti messo a punto 3 nuovi test genetici il cui utilizzo, come riportato nello studio pubblicato sulla rivista Annals of Oncology, permette di aumentare la sopravvivenza del 50% e di ridurre l’utilizzo di farmaci inutili.

I test valutano le reazioni delle cellule tumorali e dell’ambiente che le circonda con un panel di geni individuati ad hoc.
Il primo test, fatto di 20 geni e già approvato dall’americana FDA, permette di dividere i pazienti in 2 gruppi di rischio, uno con risposta modesta alle terapie standard e l’altro con una buona risposta.
In questo modo si può decidere quale tipologia di trattamento utilizzare.

Il prof. Stefano Pileri

Gli altri due test individuano le caratteristiche del microambiente che circonda il tumore, permettendo di caratterizzare al meglio la neoplasia.
Usati in modo combinato, i 3 test permettono di utilizzare meno farmaci nei soggetti a minore rischio e di seguire, al contrario, una terapia più aggressiva in quelli con forme tumorali più virulente.

Completano la diagnosi due chip per il sequenziamento di nuova generazione, messi a punto dalla stessa Divisione dello IEO: 232 geni coinvolti nella formazione dei linfomi B e T la cui conoscenza consente di identificare meglio i bersagli terapeutici del singolo paziente e, quindi, di individuare coloro che potrebbero rispondere meglio ai farmaci di ultima generazione e coloro per i quali potrebbero invece essere utili farmaci già in uso per altre malattie.

Il prof. Pileri ha commentato: «la medicina di precisione diventa realtà. Per la prima volta possiamo offrire ai pazienti italiani che soffrono di linfoma diffuso a grandi cellule B una diagnosi che in poco tempo, da meno di tre giorni a tre settimane, a seconda del test richiesto, permette loro di accedere all’approccio terapeutico giusto per la loro malattia.

Siamo prima di tutto felici per i pazienti e le loro famiglie, e allo stesso tempo siamo orgogliosi di aver dimostrato come la ricerca molecolare associata alle tecnologie d’avanguardia contribuisca concretamente a migliorare la clinica, realizzando il trasferimento immediato dei risultati dal bancone del laboratorio al letto del malato.
Nel caso dei linfomi l’analisi dell’espressione genica fornisce informazioni che cambiano la prognosi della malattia e permettono di utilizzare l’approccio terapeutico potenzialmente più efficace, riducendo per altro le tossicità non desiderate».