Nuovo ospedale di Amatrice: memoria, natura, cura

L’aggregazione dei volumi ospedalieri lungo il pendio rappresenta un embrione del centro abitato che rinasce (credit: VALLE 3.0)

Il nuovo presidio ospedaliero sarà alla base della rinascita della città: il progetto contribuisce al recupero dell’identità locale, mettendo a frutto le peculiarità del sito senza compromessi per l’efficienza delle attività sanitarie. I lavori per il nuovo ospedale di Amatrice sono a buon punto: l’obiettivo è completare l’opera entro il 2026, per dare una sede stabile, efficiente e confortevole alle attività sanitarie e creare un importante polo d’attrazione per la comunità e l’economia locale, dieci anni dopo il terremoto.

Arch. Emanuela Valle (credit: VALLE 3.0)

Abbiamo chiesto all’arch. Emanuela Valle (Valle 3.0) qual è il contesto in cui sta sorgendo il nuovo ospedale. «La valenza civile e simbolica di questo edificio è molto importante per l’intero territorio.
L’ospedale è situato all’ingresso del centro abitato, sorge sullo stesso sedime del precedente ed è la prima opera pubblica intrapresa per la ricostruzione. Quest’ultima non può limitarsi alla mera realizzazione di edifici e infrastrutture in grado di resistere ai terremoti.

La ricostruzione del tessuto urbano dev’essere accompagnata dalla ricostruzione del tessuto sociale e umano. La riflessione sulla memoria è stata quindi al centro del progetto, al pari del compito che l’ospedale svolgerà nei prossimi anni».

Progettare per le persone

Quali principi hanno orientato la progettazione?

«Il terremoto ha compromesso le attività produttive della zona, costringendo al trasferimento molti abitanti in età da lavoro. Questa discontinuità fra le generazioni influirà sugli aspetti organizzativi e sull’offerta di prestazioni sanitarie. Nonostante le modeste dimensioni il nuovo ospedale è attrezzato per offrire un’ampia casistica di prestazioni e per fronteggiare adeguatamente i picchi di domanda connessi al turismo.

L’edificio è stato concepito ponendo al centro le persone invece della malattia, curando con attenzione la composizione dei volumi, la qualità delle soluzioni costruttive e il comfort degli ambienti, dagli spazi collettivi alle camere di degenza, per favorire il benessere di utenti e personale e contribuire al processo di assistenza e cura.

Concepito ponendo al centro le persone, il progetto si distingue per le strette relazioni con il contesto naturale (credit: VALLE 3.0)

Il paesaggio circostante Amatrice e le caratteristiche del sito d’intervento ci hanno permesso di esaltare le relazioni fra ospedale e natura. Lo schema distributivo a corpo triplo, per esempio, è stato scelto affinché tutte le degenze possano godere della spettacolare veduta sui monti circostanti.

Un piccolo healing garden è invece situato al centro dell’edificio, visibile dall’ingresso principale e dagli spazi di relazione e facilmente accessibile dal connettivo. Anche in questo caso ci ha guidato l’idea che il contatto diretto con la natura possa concorrere alla guarigione».

Architettura, tecnologia, percorsi

Come avete coniugato questa impostazione con le esigenze organizzative dell’ospedale?

«Il nuovo ospedale sarà composto da corpi di fabbrica differenti per forma, dimensioni, soluzioni d’involucro, funzioni e dotazione tecnologica. L’aggregazione di questi volumi lungo un pendio rappresenta un embrione di centro abitato, mentre l’immagine dell’edificio è ispirata a quella della città prima del sisma. Il repertorio cromatico, in particolare, riprende i colori distintivi dei fabbricati storici.

Questa varietà architettonica è risultata molto utile anche i fini della progettazione impiantistica, perché ha facilitato la distribuzione delle attività in zone omogenee. Abbiamo concentrato i settori ad alto contenuto tecnologico (pronto soccorso, blocco operatorio, radiologia ecc.) nella zona più scoscesa del lotto, facilitando l’adeguamento delle altre aree funzionali alle caratteristiche molto particolari del sito.

Il nuovo ospedale si adegua alla forma allungata dell’area d’intervento, che si restringe al crescere del dislivello. Questa criticità è stata trasformata in opportunità con la distribuzione a quote differenti dei diversi accessi: a monte la camera calda, verso l’abitato; al centro l’ingresso principale servito da un’area di sosta; a valle il parcheggio e la logistica, che intercettano la maggior parte del traffico veicolare.

In questo modo i percorsi interni all’area ad alta intensità risultano indipendenti dal resto dell’ospedale, con nodi di circolazione verticale dedicati, mentre gli altri flussi si sviluppano attorno all’atrio pubblico a tutta altezza, inondato dalla luce naturale e aperto verso il panorama».

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