Un gruppo di ricercatori dell’Università di Trieste ha sviluppato un metodo diagnostico innovativo, che sfrutta la risonanza magnetica nucleare a basso campo (LF-NMR), per analizzare le proprietà dell’espettorato e fornire un indicatore affidabile della funzionalità e infiammazione dei polmoni, evidenziandone eventuali alterazioni patologiche.
Il test potrebbe essere particolarmente utile per pazienti affetti da patologie polmonari croniche produttive, come fibrosi cistica e broncopatia cronico ostruttiva (BPCO), caratterizzate dalla produzione di muco viscoso e difficile da eliminare. Potrebbe, inoltre, essere di supporto nella gestione dell’asma.
Il nuovo metodo diagnostico
Il campione di espettorato viene analizzato dalla tecnologia della risonanza magnetica nucleare a basso campo, che in pochi minuti restituisce il risultato.
Il test, unico nel suo genere, valuta il comportamento degli atomi di idrogeno dell’acqua nel muco e traduce il segnale in parametri clinicamente rilevanti, come viscosità, elasticità, contenuti di solidi e struttura del reticolo polimerico. Questi dati sono strettamente correlati allo stato clinico del paziente e possono supportare il medico nelle decisioni terapeutiche.
Gabriele Grassi, professore ordinario di Biochimica clinica e biologia molecolare clinica presso il Dipartimento universitario clinico di scienze mediche chirurgiche e della salute dell’Università di Trieste, commenta: «Il nuovo metodo rappresenta un passo avanti nella diagnosi e nel monitoraggio delle malattie respiratorie. Con l’obiettivo di migliorare sempre più la qualità di vita dei pazienti e ottimizzare le strategie terapeutiche, stiamo inoltre implementando un software specifico (SOFT NMR), ad oggi in fase di sviluppo. I centri clinici coinvolti partecipano con noi alla discussione dei risultati, alla luce della storia clinica dei pazienti, e alla messa a terra di campagne sperimentali in risposta ai quesiti clinici che di volta in volta sorgono, con l’obiettivo ultimo di rendere sempre più solide le nostre conclusioni».
La risonanza magnetica a basso campo
La risonanza magnetica a basso campo (LF-NMR) utilizza campi magnetici di intensità ridotta per analizzare le proprietà dei materiali, come i tessuti biologici, in modo veloce e non invasivo.
A differenza delle tradizionali risonanze magnetiche ad alto campo, gli strumenti a basso campo sono più compatti, economici e facilmente utilizzabili anche in contesti non ospedalieri.
Mario Grassi, professore ordinario di Principi di ingegneria chimica presso il Dipartimento di ingegneria e architettura dell’Università di Trieste e la dottoressa Michela Abrami dello stesso Dipartimento, spiegano: «L’idea di applicare la risonanza magnetica nucleare a basso campo allo studio dell’espettorato nasce da una riflessione interdisciplinare: la tecnologia, già diffusa nel controllo della qualità in campo alimentare, si è rivelata uno strumento economico, portatile e facilmente integrabile nella pratica clinica. Il test è rapido, ripetibile, non invasivo, non richiede personale altamente specializzato e può essere eseguito durante una visita ambulatoriale».



