Uno studio condotto dalla Pneumologia dell’Ospedale Mauriziano, presentato al Congresso ERS di Amsterdam, ha analizzato quanto la dimensione delle cannule nasali influisca sull’efficacia dell’ossigenoterapia ad alti flussi. Il dott. Emmanuele Sappino evidenzia che calibro e velocità di flusso determinano effetti differenti sul wash-out della CO2 e sull’impatto sui tessuti respiratori.
Metodo e parametri valutativi
Il progetto, realizzato con la collaborazione della SC di Anestesia e Rianimazione Generale diretta dal dott. Fabrizio Racca, ha misurato:
- portata effettiva
- velocità di flusso
- energia cinetica associata
- pressioni interne delle cannule (small, medium, large).
Questi dati consentono di comprendere meglio come ottimizzare l’ossigenoterapia ad alti flussi in base alla cannula utilizzata.
Benefici dell’ossigenoterapia ad alti flussi
Questa terapia non invasiva eroga aria e ossigeno riscaldato e umidificato, migliorando l’ossigenazione, riducendo lo sforzo respiratorio e aumentando il comfort rispetto ai metodi convenzionali. È impiegata in casi di insufficienza respiratoria acuta, post-estubazione e in patologie croniche come la BPCO.
Prospettive cliniche
Secondo il dott. Roberto Porta, direttore della UO Pneumologia del Mauriziano, i risultati dello studio guideranno la scelta dei supporti respiratori nel reparto, ottimizzando l’efficacia dell’ossigenoterapia ad alti flussi.
I dati sono stati presentati anche al Congresso nazionale della Pneumologia Italiana.


