Ci sono procedure mediche invasive che, se condotte nei piĂą piccoli, richiedono una sedazione procedurale, ovvero di portare il paziente in uno stato di incoscienza controllata e monitorata.
Purtroppo, questa procedura richiede l’impiego di farmaci per via endonasale, inalatoria o endovenosa a seconda dei casi e spesso determina la formazione di droplet: questo aspetto ha messo non poco in difficoltĂ  gli ospedali pediatrici in questo periodo, combattuti tra la necessitĂ  di procedere e quella di non far ammalare i propri operatori.

Interessante in tal senso l’esperienza dell’Irccs Burlo Garofolo di Trieste, che ha unito le pratiche di sicurezza consigliate dalle linee guida a un monitoraggio bisettimanale del personale con tampone, sempre piĂą esteso anche ai pazienti: questo ha permesso di valutare a posteriori in quali ambiti fossero avvenuti soprattutto i contagi.
L’analisi ha evidenziato che tra marzo e agosto 2020 solo 5 operatori su 530 sono stati contagiati dal Covid-19 e di questi nessuno addetto alla sedazione procedurale, a dimostrazione che la procedura è praticabile in sicurezza anche in questo periodo, naturalmente con le dovute precauzioni.

Egidio Barbi, direttore della Clinica Pediatrica dell’ospedale friulano e coautore del primo lavoro in questo ambito nella letteratura internazionale, spiega: «Abbiamo coniugato le pratiche di protezione di pazienti e operatori che avevamo scelto con l’opportunitĂ , pressochĂ© unica fin dall’inizio della pandemia, di un monitoraggio di tutti gli operatori del Burlo.
Infatti, grazie al sostegno della professoressa Manola Comar, virologa, del prof. Paolo Gasparini, direttore dipartimento laboratorio e delle Direzioni Generale e Sanitaria abbiamo potuto avere al Burlo un monitoraggio in tempo reale ogni 15 giorni, dall’inizio della pandemia, di tutti gli operatori, che si è aggiunto a un numero sempre maggiore di tamponi nei pazienti».

Secondo il direttore Stefano Dorbolò, «i numeri assolutamente bassi delle infezioni riscontrate in sei mesi sono la dimostrazione di due aspetti: l’efficacia degli interventi tempestivi e preventivi che abbiamo messo in atto sia sul fronte organizzativo sia su quello dei processi assistenziali e il senso di responsabilitĂ  e rispetto delle regole da parte del personale del Burlo. Soprattutto, però, è stato un lavoro di squadra, coordinato dalla Direzione Sanitaria».

Stefania Somaré