Pazienti oncologici, dalla Lombardia il progetto Follow Me

Il cancro è la seconda causa di morte, nei Paesi occidentali, dopo le malattie cardiovascolari, rappresentando circa il 29% delle morti totali annue. Per ridurre questa percentuale occorre muoversi in più direzioni: lavorare sulla prevenzione primaria, diffondendo la cultura di una vita sana ma anche operando per ridurre i fattori ambientali che incidono sullo sviluppo di tumore; incrementare la prevenzione secondaria, con l’allargamento ove possibile degli screening di popolazione per fare diagnosi quando ancora non il tumore è asintomatico e più facile da trattare; velocizzare e ottimizzare i percorsi terapeutici, in particolare riducendo il tempo tra diagnosi e inizio del percorso stesso; individuare nuovi e sempre più specifici farmaci e biomarker caratteristici di un dato tumore.

Negli anni la sopravvivenza dei pazienti oncologici è migliorata, attestandosi nel nostro Paese al 59,4% fra gli uomini e del 65% fra le donne, con riferimento alla sopravvivenza a 5 anni. Aumentano quindi i casi di pazienti che devono essere seguiti nelle fasi post chirurgiche del proprio percorso di cura. Ed è proprio su questa parte dell’iter terapeutico che Regione Lombardia ha in programma di migliorare il proprio servizio, rendendo totale la presa in carico di questi pazienti che sono oltre 75.000 l’anno.
Follow Me il nome del progetto che è partito in forma sperimentalo lo scorso giugno presso l’ASST Valcamonica e che prevede che sia l’ospedale a proporre e bloccare le date per tutte le prestazioni di controllo post-intervento previste dal piano terapeutico, informandone anche il medico curante. Oggi le visite devono essere prenotate dal singolo paziente, o dai suoi caregivers, rischiando tra le altre cose di non rispettare i tempi previsti per i vari follow-up, senza contare la difficoltà di trovare posto per le prestazioni necessarie.

Con la fine delle vacanze agostane ha avuto inizio la fase di diffusione del progetto che prevede l’avvio in 17 aziende sanitarie entro la fine del 2022 e la diffusione su tutto il territorio regionale entro la fine del 2023. Perché la presa in carico totale sia garantita a ogni paziente operato per tumore occorrerà aspettare il 2027, almeno sulla carta. Ogni realtà deciderà su quali tumori concentrarsi inizialmente, anche in base alla propria casistica, e i tempi di evoluzione del progetto, oltre inoltre ad alcune modalità esecutive che possono risentire della struttura territoriale.

L’Istituto Neurologico Carlo Besta si concentrerà per esempio su meningiomi, oligodendrogliomi, adenomi ipofisari ed ependimomi cerebrali e spinali, oltre che su encefalopatie epilettiche a esordio precoce e distonie a esordio infantile trattate con la Deep Brain Stimulation.

Inizialmente si stima una presa in carico totale di 461 pazienti, con crescita progressiva di 530 pazienti l’anno per arrivare, entro il 2027, a 2027. Differente la specializzazione dell’Asst di Lodi, già inserita nel progetto: qui si lavorerà su cancro alla mammella e al colon retto, sui melanomi e su altre tipologie tumorali; si prevede di raggiungere il 3.100 pazienti presi in carico entro il 2027.
Al momento le date di visite ed esami saranno segnate sulla lettera di dimissioni da mostrare anche al medico di medicina generale.
Essenziale, per il corretto funzionamento del progetto, un intenso dialogo con il territorio. È possibile che nel tempo si decida di avvicinare visite ed esami da erogare ai pazienti, includendo nel percorso anche le Case e gli Ospedali di Comunità. La speranza è che il progetto vada a buon fine e permetta di sgravare le famiglie dall’esigenza di prenotare visite e controlli, permettendo loro di concentrarsi sulla ripresa del proprio caro e sulla terapia.

Stefania Somaré