Piano nazionale sulla malattia diabetica: best practice al banco di prova

Secondo i dati Istat 2013, in Italia il diabete interessa il 5,4% della popolazione, vale a dire che più di 3 milioni di italiani ne soffrono. Lo stesso Oms parla addirittura di “epidemia”. Il diabete di tipo 2 rappresenta il 90% dei casi: la prevalenza aumenta con l’età fino a raggiungere il 20,4% nelle persone con età uguale o superiore ai 75 anni. Per quanto riguarda la distribuzione geografica in Italia, la prevalenza è più alta nel Sud e nelle Isole, con un valore del 6,6%, seguita dal Centro con il 5,3% e dal Nord con il 4,6%. Numeri importanti, che tenderanno a crescere se non si metteranno in atto le misure concrete predisposte dal “Piano Nazionale sulla malattia diabetica”, il documento più importante in tema di assistenza alla persona con diabete dai tempi della legge 115 del 1987 ed è l’unico piano dedicato a una specifica patologia cronica non trasmissibile e pubblicato in Gazzetta Ufficiale, ponendosi come pietra miliare nella storia dell’assistenza alla cronicità in Italia, spiega Paola Pisanti, dirigente del Ministero della Salute e presidente della Commissione Nazionale Diabete. «Per un’efficace ed efficiente attuazione degli obiettivi proposti nel Pnd, è fondamentale che le Regioni continuino a impegnarsi, oltre che nel recepimento, anche nell’effettiva implementazione dello stesso, per garantire i più opportuni assetti locali nella gestione del diabete.
«Nonostante si riscontrino elevati tassi di prevalenza e un alto rischio di complicanze, la gestione del diabete è un modello di riferimento tra le patologie croniche perché si presta a essere definito da un percorso diagnostico-terapeutico delineato», sostiene Americo Cicchetti, professore di Organizzazione Aziendale e direttore dell’Altems dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. «Lo stesso Pnd evidenzia la necessità di implementare i Lea secondo le priorità di salute delle persone con diabete e nel rispetto della condivisione dei Percorsi Diagnostici Terapeutici Assistenziali (Pdta), che vanno costruiti attraverso rigorosi percorsi che selezionano le tecnologie da adottare (farmaci, dispositivi ecc.) secondo l’approccio dell’health technology assessment».