Avere a disposizione fondi per ammodernare un modello e rinforzarlo è importante, ma ancora più importante è avere idee chiare e sapere dove e come investire per raggiungere l’obiettivo. Per questo non mancano discussioni sul ruolo della sanità nella dimensione attuale e futura e su come usare al meglio i fondi del PNRR.
La prossimità territoriale della dimensione di cura è uno dei temi più evidenziati in queste riflessioni. D’altronde, la lezione forse più importante data dalla pandemia è proprio il ruolo centrale che il territorio deve avere nella gestione della salute dei propri cittadini, anche in situazioni emergenziali.
“Salute e Territorio nel PNRR. Le funzioni sociosanitarie nelle Missioni 5 e 6” è il titolo di un evento in cui IFEL – Istituto per la Finanza e l’Economia Locale, ANCI e Federsanità si sono concentrati sulla Missione 5 e 6 del PNRR.
La Missione 5 indica “coesione e inclusione”, che devono essere parole chiave anche della dimensione sociale e sociosanitaria di un territorio.
Si tratta, quindi, di trovare soluzioni per far fronte a disabilità e marginalità sociale, fattore quest’ultimo che può certamente incidere sulla cura del singolo individuo emarginato ma anche sul suo contesto sociale e, allargandosi, sul territorio tutto.
La Missione 6, invece, riguarda specificamente la salute e la costruzione di Case di Comunità, la digitalizzazione del SSN e la telemedicina.
Ecco allora alcuni dei commenti emersi nel corso dell’evento. C’è chi propone di utilizzare il modello di stretta collaborazione tra i vari livelli istituzionali già sperimentata durante l’emergenza pandemica anche per la strutturazione delle Case di Comunità per renderle efficienti e chi, come il presidente del Consiglio Nazionale ANCI Enzo Bianco, sottolinea l’importanza di «superare gli eccessivi divari territoriali, che spesso danno luogo a migrazioni sanitarie da una Regione all’altra, favorendo ovunque l’accesso ai servizi, garantendo livelli essenziali delle prestazioni sociali e sanitarie omogenei tra i territori».
Ragione per cui, sempre secondo Bianco, sarebbe utile avviare una riflessione sulle attribuzioni vigenti in materia sanitaria e sociosanitaria a livello comunitario prima, ma anche nazionale, regionale e comunale.
Risulta chiaro che le missioni 5 e 6 vanno a braccetto e devono essere considerate nel loro insieme, tant’è che Tiziana Frittelli, presidente di Federsanità e direttore generale dell’Ospedale San Giovanni Addolorata di Roma, ha dichiarato: «come tutto il PNNR, anche le Missioni M5 e M6 sono composte di azioni e di riforme.
È il loro insieme che compone il Piano e una parte tiene l’altra. Per M5 abbiamo progettazioni nelle materie della non autosufficienza, disabilità e grave marginalità, unite a interventi legislativi per la non autosufficienza e la disabilità. Per M6 abbiamo progettazioni su Case e Ospedali della Comunità, COT, Assistenza domiciliare, unite al decreto legislativo sui nuovi assetti della sanità territoriale.
Oltre le risorse, quindi, il PNNR reca un impulso alla riforma che forse in ambito sanitario e assistenziale è più rilevante delle stesse risorse. In termini prettamente sanitari, credo che il centro di questa azione possa essere definito come la creazione del sistema di assistenza esterno dall’ospedale. Non si tratta solo di sanità».
Insomma, il tema è complesso e richiede una progettazione attenta e dettagliata, quasi una visione dell’assistenza sanitaria territoriale che si vuole garantire ai cittadini.
Stefania Somaré