È stato pubblicato uno studio condotto nell’ambito del Dipartimento Cure Primarie dell’Ausl di Modena che ha dimostrato come alcuni parametri elettrocardiografici si modifichino con l’età, in alcuni casi seguendo precise correlazioni lineari.
Sono stati inoltre determinati dei valori di riferimento in grado di identificare precocemente la presenza di una patologia cardiaca.
Ci si è avvalsi, per questo, della collaborazione dei Dipartimenti di Scienze Fisiche, Informatiche e Matematiche e di Scienze e Metodi dell’Ingegneria dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia e della partecipazione dell’Azienda Ospedaliera Universitaria di Modena.

Una compartecipazione tra soggetti diversi, nell’ottica della multidisciplinarietà, che è un valore aggiunto della ricerca, ed è ben rappresentata nei nomi degli altri autori dello studio, Cecilia Vernia e Claudio Giberti, professori ordinari di Fisica Matematica di Unimore, Enrico Tincani, medico internista di AOU, Federico Silipo, del Dipartimento interaziendale di Ingegneria clinica e Andrea Fabbo, direttore Struttura complessa di Geriatria-Disturbi Cognitivi e Demenze Ausl, da sempre attenta allo studio dei fattori legati all’età e dei determinanti di salute nella popolazione geriatrica.

Le malattie cardiovascolari rappresentano uno dei più rilevanti problemi di salute nel mondo occidentale e sono tra le principali cause di morte nel nostro paese. Oltre a ciò sono tra le principali cause di morbosità e invalidità. Esse hanno dunque un pesante impatto sull’aspettativa di vita delle persone, sulla qualità di vita degli ammalati e sull’organizzazione sanitaria sia in chiave di prevenzione che di assistenza.

La ricerca – ideata e coordinata dal dott. Paolo Giovanardi, cardiologo dell’Ausl di Modena e che opera anche nella cardiologia dell’AOU – è una delle più complete in materia nella letteratura internazionale ed è stata in grado di definire dei precisi valori di riferimento correlabili all’età e al sesso applicabili nella pratica clinica.

Il lavoro ha ricompreso oltre 130 mila tracciati elettrocardiografici eseguiti nel corso degli ultimi 15 anni presso le strutture sanitarie pubbliche modenesi e archiviati in formato digitale ottenendo un campione pari a quasi il 20% della popolazione residente nella nostra provincia.

In maniera anonima, sono state processate attraverso complesse analisi statistiche quasi 1,6 milioni di informazioni numeriche di soggetti di età compresa fra i 15 e i 90 anni.

«Siamo molto orgogliosi di questo studio interdisciplinare sia per i risultati che per la collaborazione e integrazione che si è creata, nessuno di noi da solo sarebbe riuscito a realizzarlo», afferma il cardiologo Paolo Giovanardi. «L’elettrocardiogramma è un semplice esame ancora fondamentale nella pratica clinica, la cui potenzialità diagnostica è spesso sottovalutata.
Quello appena pubblicato vorrebbe essere il primo di una serie di lavori che si propongono di migliorare il processo di refertazione e digitalizzazione dell’elettrocardiogramma nella nostra provincia. In questo periodo di innovazione tecnologica vorremo anche elaborare algoritmi matematici per la refertazione e riuscire a utilizzare l’intelligenza artificiale al fine di incrementare ulteriormente le potenzialità diagnostiche e prognostiche dell’esame».