Nell’ambito della Giornata Mondiale della Prematurità 2020, il 16 novembre scorso, la Società Italiana di Neonatologia, insieme al Coordinamento delle associazioni dei Genitori, Vivere Onlus, ha promosso una ricca giornata congressuale dal titolo “Prendiamoci cura del futuro”, che è stata anche l’occasione per illustrare alcune tra le principali iniziative promosse dalla SIN.
Tra queste, il Libro Bianco sull’assistenza neonatologica in Italia, presentato da Luigi Orfeo, coordinatore dell’attività di presidenza SIN e presidente per la Commissione del Libro Bianco, oltre che direttore dell’Unità Operativa Complessa di Neonatologia e Terapia Intensiva Neonatale presso l’Ospedale Fatebenefratelli di Roma.
Il Libro Bianco rappresenta uno dei progetti qualificanti, parte del programma triennale del direttivo della SIN presieduto da Fabio Mosca, oltre che un importante strumento conoscitivo della situazione italiana sull’assistenza neonatale in Italia.

Il campione

Il Libro Bianco è il risultato di un questionario inviato a tutti i punti nascita e a tutte le TIN italiane nei primi mesi del 2020.

«Purtroppo le problematiche e la complessità assistenziale dovuta al Covid, ha limitato la partecipazione dei colleghi.
Proprio per questo abbiamo prorogato la compilazione del questionario al 31 dicembre per avere una fotografia più completa relativamente al 2019.
Speriamo in una partecipazione più completa nel 2021 perché il libro bianco dovrebbe essere uno strumento annuale e continuamente aggiornabile da parte di tutti i neonatologi», ha esordito Orfeo.

Il campione analizzato ha preso in considerazione il 42,1% dei reparti, 174 su 413, e il 71,6% delle TIN operanti sul territorio peninsulare, 81 su 113, con un’enorme diversità di partecipazione a seconda dell’area geografica di appartenenza.
Regioni come la Basilicata e il Molise non sono presenti in quanto non hanno fornito dati; per la Campania la risposta è stata del 15%, del 9% per la Liguria e del 18% per la Puglia. Tra le Regioni più virtuose: la Valle D’Aosta (con un solo punto nascita) e l’Abruzzo con il 100% delle risposte, poi, con percentuali leggermente inferiori il Piemonte con il 96%, la Toscana con il 75%, la Sardegna con il 71%, il Friuli con il 55%, il Lazio con il 45% e la Lombardia con il 42%.
Per quanto attiene poi alla tipologia dei reparti interessati, a fornire le risposte al questionario sono state, per lo più, le Terapie Intensive Neonatali (81), le TIN senza nido (3), seguite dai reparti di Pediatria con nido e Patologia Neonatale (59), dai reparti di Pediatria con nido (14), di Pediatria con nido, Patologia Neonatale e TIN (12) e, infine, dalle strutture con nido e Patologia Neonatale (11).
Dai risultati sin qui raccolti emerge che alcuni vecchi ospedali dispongono della sola Terapia Intensiva Neonatale in assenza di punto nascita, mentre molti hanno soltanto il reparto di Pediatria e il nido.
Per quanto attiene, inoltre, alla dirigenza del reparto, è emerso che nel 35% dei casi il primario è ancora un dirigente facente funzioni.

«Questo per segnalare che forse non c’è la dovuta attenzione a questi aspetti da parte dei nostri amministratori», ha sostenuto Orfeo.
Per quanto riguarda, in particolare, le TIN, avendo esse fornito riposte nel 75% dei casi è più facile estrapolare i dati.
Così è emerso che 40 TIN non sono associate a un reparto di Chirurgia pediatrica, mentre 31 sono associate alla chirurgia ma non a un reparto di Cardiochirurgia pediatrica e solo in 10 casi le TIN sono associate a reparti di Cardiochirurgia pediatrica.

Volumi di attività e dimensioni delle TIN

Per quanto attiene al volume di attività delle Terapie Intensive Neonatali, è emerso che 3 di esse sono associate a strutture con oltre 4.000 nati l’anno mentre 6 sono parte di strutture che hanno tra 3 mila e 4 mila nati.
Il numero maggiore di TIN sono quelle con valori intermedi: 28, tra 2 mila e 3 mila nati, 15, tra 1.500 e 2.000, e 21 fanno parte di strutture con 1000-1.500 nati l’anno.
È interessante tuttavia notare che 10 TIN sono associate a punti nascita con un numero di nati compreso tra 500 e 1000 e soltanto 1 è associata a un punto nascita con meno di 500 nati (si tratta tuttavia del caso dell’Ospedale del Cuore di Massa Carrara dove vengono ricoverati soltanto bambini con cardiopatie accertate durante la vita fetale).
A livello nazionale mancano 40 posti letto attivi tra quelli accreditati, con una media di 10 posti letto per reparto, ma, anche qui, con una enorme variabilità: ci sono Terapie Intensive con anche 30 posti letto e TIN molto piccole in grado di ospitare solo due posti letto.
Per quanto riguarda la strutturazione dei reparti, poche sono quelle dotate di single room o family room (soltanto 3); la maggioranza di esse è strutturata con degli open space che ospitano più letti all’interno di un unico spazio e questo si riverbera in modo importante sulla privacy, sulla care e sulla possibilità di ospitare i genitori in modo adeguato.
Tutte inoltre prevedono un ambiente d’isolamento, ma solo 36 a pressione negativa.

L’accesso dei genitori al reparto

Per quanto concerne l’accesso dei genitori al reparto – un argomento cruciale questo per un corretto sviluppo psico-fisico del bambino sin dai primi giorni di vita, ribadito dai tanti relatori nel corso della giornata congressuale – emerge che soltanto 49 strutture su 81 favoriscono un accesso libero ai genitori senza limitazioni.
In 32 casi esistono ancora limitazioni di accesso: 11 Terapie Intensive Neonatali consentono l’accesso ai genitori per 13-16 ore al giorno, il che si traduce in un accesso libero nelle ore diurne a esclusione della fascia notturna; 11 TIN garantiscono l’accesso tra le 9 e le 12 ore al giorno; 4 TIN consentono l’accesso tra le 5 e le 8 ore, mentre 6 TIN consentono un accesso inferiore alle 4 ore diurne, e tutto ciò nonostante la SIN si sia espressa in modo netto e chiaro in favore di un accesso libero e senza limitazioni alle Terapie Intensive Neonatali.
«Questi peraltro sono dati pre-Covid, quindi potrebbero aver subito modifiche o ulteriori limitazioni durate l’emergenza», ha ricordato ancora Luigi Orfeo.

L’inquadramento del personale medico

Per quanto attiene ai medici e ai loro contratti, si riscontrano in media 10,2 medici per reparto, 11,5 in media nelle Terapie Intensive Neonatali.
Esistono tuttavia grandi differenze: si passa da reparti molto grandi, con anche 40 medici ad altri con anche solo 5 o 6 medici.
In ben 42 reparti ci sono medici con contratto a tempo determinato (24%) mentre in 37 reparti i medici hanno contratti atipici (21%).
Per quanto attiene le TIN il fenomeno è ancora più marcato: i contratti a tempo determinato interessano il 27% del personale medico, mentre i contratti atipici il 26%.

«E questo può influire negativamente sulla qualità dell’assistenza nei nostri reparti», ha ribadito il presidente della Commissione per il Libro Bianco.
Per quanto attiene alle turnazioni, in media si riscontrano 4 medici nel turno di mattina, 2 per il turno pomeridiano e solo 1 per la notte. La guardia è garantita h24. In un solo caso è emerso che il medico di guardia fosse lo stesso sia per la TIN sia per il reparto di Pediatria.
Il rapporto tra numero di neonati per infermiere è di 2,7 nelle TIN e di 4,7 nella Patologia neonatale.
In 3 casi su 4 si tratta di infermieri professionali e solo in un caso su 4 si tratta di infermieri pediatrici.

Le procedure

Per quanto riguarda le procedure, quasi tutte le TIN sono in grado di garantire una serie di interventi direttamente al letto del malato, come un’eco encefalo, un’ecocardio, un’eco polmonare, un CFM, un elettroencefalogramma o una visita del fondo oculare.
Queste procedure sono garantite, nella quasi totalità dei casi, anche nei punti nascita di primo livello.
La risonanza magnetica dell’encefalo è garantita in oltre il 50% dei punti nascita e nell’80% dei reparti che dispongono di Terapia Intensiva Neonatale.

Dall’indagine è emerso, inoltre, che tutte le TIN sono in grado di garantire interventi di vario genere, dalla ventilazione non invasiva alla ventilazione convenzionale.
C’è solo una piccola parte (7%) che ancora non utilizza la ventilazione ad alta frequenza. L’ossido nitrico è garantito nell’85% dei casi, la possibilità di mettere il neonato in ipotermia nell’80%, nel 56,7% la TIN è collegata a un reparto di chirurgia maggiore e il 97% è in grado di effettuare un follow-up per i propri neonati.
L’ECMO (ossigenazione extracorporea a membrana) è invece garantita solo nel 13% delle TIN.

Elena D’Alessandri