Le procedure di affidamento per il comparto sanitario valgono 20 miliardi e 550 milioni su un totale di 118, stando ai dati dell’ultimo rapporto ANAC.

Nell’incontro organizzato da Fare Sanità in maggio presso la Camera di Commercio di Roma, dedicato a procurement, appalti e interoperabilità sono state discusse le problematiche nel percorso di acquisto, gestione, aggiornamento e manutenzione dei dispositivi medici, sempre più importanti nelle cure ospedaliere e domiciliari.

In maggio presso la Camera di Commercio di Roma si è parlato di procurement in sanità nel corso dell’evento “Procurement, appalti, interoperabilità. La gestione del fabbisogno sanitario in tempi di autonomia differenziata e nell’era dell’internet of Medical Things”, organizzato dal network Fare Sanità e coordinato dal presidente del Comitato degli Esperti Enzo Chilelli.

L’incontro, che ha visto la partecipazione di esperti del settore sanitario ed esponenti delle istituzioni, delle società scientifiche e delle aziende, ha inteso evidenziare la necessità di un’esplicita e trasparente condivisione di obiettivi e capacità tra le stazioni appaltanti e le aziende produttrici con l’obiettivo di creare un processo d’innovazione più armonico a garanzia di acquisti più mirati e utili al sistema sanitario nazionale nel suo complesso così come ai diversi sistemi sanitari regionali, consentendo altresì alle aziende un risparmio di costi legati all’incertezza sull’entità finale delle commesse.

Un metodo che non solo favorisce l’utente finale ma che crea un’alleanza e una governance comune tra la sanità e un comparto industriale sempre più centrale per la sicurezza, l’efficacia e la sostenibilità delle cure.

Verso un nuovo modello di governance

«Bisogna riorganizzare un modello di governance», ha sostenuto William Frascarelli, responsabile Sanità Digitale e Telemedicina di Consip, «per poi creare modelli di bandi chiari e definiti che agevolino il lavoro e la possibilità di accesso delle aziende».

Proprio per questo, è stato portato avanti con il Ministero un lavoro continuo e costante finalizzato alla definizione di nuove procedure.

«I prodotti non possono essere valutati solo su parametri tecnici ed economici: bisogna anche guardare gli effetti benefici che quei dispositivi medici riescono a portare nel SSN.

In sintesi, non importa solo quanto una tecnologia costi, ma anche il suo valore terapeutico e quanto permetta di far risparmiare all’interno del SSN. Per valutarlo, servono dati e confronto con i clinici», ha sottolineato Guido Gastaldon, responsabile Grandi Apparecchiature e Farmaco di Consip.

Diffondere le best practice: l’esempio del Piemonte

Un altro elemento importante consiste nella diffusione di buone pratiche in ambito sanitario. In tal senso, la Regione Piemonte utilizza modelli specifici per ciascuna ASL che tengono conto delle specificità, valorizzando la comunità e l’interazione anche con il terzo settore e con il volontariato.

«Anche realtà meno performanti sotto questo punto di vista possano trarre degli insegnamenti e delle indicazioni utili», ha sostenuto Giovanna Perino, dirigente responsabile Area Salute e sviluppo del sistema sanitario dell’IRES Piemonte.

Tra le buone pratiche regionali, in risalto quella della campana Soresa.

«Al netto delle evoluzioni normative, resta per noi centrale e strategico attivare azioni in sinergia con i vari stakeholders per riuscire a effettuare acquisti funzionali alla soddisfazione dei bisogni e alla risposta della domanda di salute», ha aggiunto Nadia Ruffini, direttrice Acquisti e Progetti Speciali Soresa Spa.

Le principali criticità del procurement attuale

«Le criticità più evidenti nel processo di procurement attuale riguardano, in primo luogo, il tema dello scollamento tra le quantità definite nel capitolato e gli ordini effettivi e, in secondo luogo, come valorizziamo le esperienze maturate nell’ambito dei processi digitali», ha commentato Lorenzo Terranova, direttore Associazioni di Settore e Nuovi Mercati di Confindustria Dispositivi Medici.

Quanto al primo punto, una suggestione è quella di rafforzare il modello PPP di partenariato pubblico privato, a oggi non sufficientemente approfondito. Per quanto attiene invece al digitale, il focus deve essere rivolto a ciò che il capitolato produce.

In un caso e nell’altro «diventa indispensabile avviare una serie d’investimenti, da parte delle stazioni appaltanti, che possano prevedere coinvolgimenti di soggetti intermedi, e nuove forme d’investimenti nei termini di definizione e comprensione dei fabbisogni».

Rispondere ai bisogni dei pazienti

Tra gli aspetti di cui tenere conto nelle procedure di acquisto, non va dimenticata la necessità di rispondere alle esigenze e ai bisogni del paziente anche attraverso una valorizzazione dei risultati quantitativi e qualitativi misurati a seguito dell’impiego di un dispositivo.

«Abbiamo lavorato alla definizione di un documento che parla di “fragilità digitale”.

Infatti, con l’utilizzo di dispositivi e tutto ciò che sarà tecnologia per assistenza domiciliare anche per il monitoraggio, deve avere un cittadino pronto all’utilizzo e in questa funzione l’infermiere con il quale è vicino alla persona possiede anche la misurazione degli esiti nell’assistenza che viene erogata e nell’utilizzo di ausili, presidi, tecnologia varia», ha ricordato Carmelo Gagliano, consigliere FNOPI e presidente OPI Genova.

Necessario un maggiore dialogo tra PA e aziende

L’ultimo decennio ha visto un incremento enorme di apparecchiature e dispositivi medici che richiede alle aziende investimenti finalizzati ad un aggiornamento dei modelli organizzativi e per rispondere efficacemente alla nuova richiesta.

«Per le aziende è uno sforzo importantissimo che sarebbe molto facilitato da un lavoro di condivisione e sinergia per permettere il progressivo ed equilibrato soddisfacimento dei fabbisogni nazionali e regionali.

Per le aziende, infatti, è, ormai, fondamentale, nella fase di istituzione dei processi di acquisto, dialogare con la pubblica amministrazione per fare in modo che ci sia un confronto sull’innovazione, non solo dal punto di vista tecnologico ma anche rispetto alla procedura stessa di queste gare», ha sottolineato Alberto De Monte, general manager Imaging GE HealthCare.

«Chi si occupa di procurement deve ascoltare la voce delle aziende altrimenti si creano dei disallineamenti tra l’attesa e la possibilità», ha concluso Giuseppe Ipocovana, sales manager Fujifilm HealthCare Italia Spa.