È il dottor Giuseppe Tarantini, 45 anni, professore associato di Cardiologia, direttore UOSD Cardiologia Interventistica del Dipartimento di Scienze Cardiologiche, Toraciche e Vascolari del Policlinico Universitario di Padova, nonché “superoperatore” in molti interventi di cardiologia, come lo definiscono i suoi colleghi, il nuovo presidente della Società Italiana di Cardiologia Interventistica (SICI-GISE).
Tarantini è stato eletto a grande maggioranza dal Consiglio Direttivo riunitosi lo scorso 13 novembre nel corso del 38° congresso nazionale che ha avuto luogo a Milano, dove ha ottenuto 476 preferenze su 648 soci votanti. E la sua elezione è stata subito interpretata dai soci come un nuovo tassello nel processo di rinnovamento del GISE, già iniziato nel corso degli ultimi anni. Anche perché il dottor Tarantini è, in effetti, il più giovane tra i presidenti delle principali società scientifiche mediche in Italia.
«Nel corso della mia presidenza», spiega Tarantini, «mi impegnerò ad attuare il programma elettorale che è stato premiato dal voto dei soci durante lo scorso congresso».
E all’assemblea dei soci, il neopresidente ha sintetizzato il suo impegno per lo sviluppo della Società nell’acronimo MY GISE, che sta per: Media, Young, Get international, Improve research, Societies, Education.
Il nuovo Consiglio Direttivo GISE comprende inoltre Giuseppe Musumeci (il presidente uscente), Alessio La Manna, Ugo Limbruno, Ciro Mauro, Fabio Tarantino, Battistina Castiglioni, Stefano Rigattieri e Matteo Longoni, quale referente nazionale dell’area Nurse and Technicians. E la squadra è stata completata dal dottor Giovanni Esposito, professore associato dell’Università Federico II di Napoli, già direttore del Giornale GICI e faculty dei più importanti congressi nazionali e internazionali, nominato presidente del 38° congresso nazionale.
«Sono felice di essere affiancato da colleghi di alto livello scientifico e professionale. Ognuno di loro», prosegue Tarantini, «avrà un ambito di azione specifico e si muoverà in armonia con il presidente e tutto il Direttivo. E il Consiglio Direttivo sarà presto affiancato da un rinnovato Comitato Scientifico che lavorerà al programma del prossimo Congresso Nazionale per identificare, come ogni anno, i temi più innovativi e cruciali della pratica clinica corrente».
Lo abbiamo intervistato per farci raccontare direttamente il suo programma e lui parte proprio riallacciandosi all’esperienza di chi l’ha preceduto…
Possiamo partire forse proprio dall’acronimo My Gise. Per cosa sta My?
«In realtà il concetto di My Gise nasce negli ultimi due anni, cioè nella precedente presidenza del dottor Giuseppe Musumeci, con il quale abbiamo costruito questa nuova tradizione del Gise, che coinvolge soprattutto i giovani e un po’ più aperta, possiamo dire, al dibattito e agli aspetti internazionali. Alla fine, i due anni di mandato di Musumeci sono proprio serviti a innestare delle nuove radici a questa tradizione. E My», precisa subito il dottor Tarantini, «sta per “mio”, non per “io” o “me”, come senso di estrema appartenenza alla società. Ovvero: il Gise sopravvivrà a qualsiasi presidente e, quindi, nel mio mandato di due anni deve essere rafforzata sempre di più – non solo aziendalizzata e irrobustita in una serie di aspetti – in modo che la società anche dopo di noi, possa ritrovarsi fondamenta solide costruite appunto sulla appartenenza e sull’organizzazione e sugli obiettivi. Fondamenta difficili da indebolire».
Le lettere M e Y significano anche altro?
«My sta anche per Media e Young. La prima parola significa instaurare un sempre più stretto rapporto con i media tradizionali e i new-media, come i social network, fondamentali per valorizzare le competenze dei cardiologi interventisti nel fornire soluzioni concrete ai problemi cardiologici della popolazione. Vale a dire avere un vero apparto di comunicazione e redazione che prescinde dal singolo messaggino che si manda su Facebook».
Insomma una comunicazione più professionale, come nelle aziende, con un’immagine coerente ecc. E Young, continua a ruota libera il professore, «invece significa creare opportunità scientifiche e professionalizzanti per i soci under-35. Anni fa avviai proprio io questa iniziativa per farli iscrivere alla società con una quota simbolica di dieci euro per aprire le porte ai “giovani” (che spesso in Italia sono cinquantenni). Nacque così il Gise Young, che ha delle proprie attività, iniziative e collaborazioni anche internazionali, supervisionate da Alessio Lamanna, vice presidente del Gise. E con il progetto Young intendo sviluppare ulteriormente la partecipazione attiva di questi soci under 35 nelle attività societarie».
Passiamo alla G…
«Che si può anche interpretare come Get International, il terzo punto del programma che è costituito dall’internazionalizzazione della società, ovvero una maggiore integrazione con le società di cardiologia interventistica di riferimento – quelle europee e americane – in modo tale da aumentare le collaborazioni relative alla didattica e congressuali, che possano generare nuove opportunità formative, professionali e di interscambio culturale. Ma anche di consensus di iscritti, su lavori comuni in cui effettivamente la società italiana dà il suo contributo nella stessa misura delle altre società europee».
Sta parlando anche di ricerca?
«Sì infatti poi c’è la I di Improve research, il mio quarto obiettivo, che è il potenziamento delle attività di ricerca scientifica promosse direttamente dalla Società che si concretizza in quella che io chiamo la “publication machine”, dall’idea al prodotto. In pratica, se uno dei membri del Gise ha un’idea, c’è un apparato che consente non solo di svilupparla, ma anche di creare una Crs (Congressional Research Service, ndr) che consenta l’acquisizione dei dati e le analisi statistiche. Il tutto con il supporto di istituzioni come la Normale di Pisa, dell’Università di Padova o di Napoli. Inoltre, se al congresso, nel cui board abbiamo gli editori delle principali testate mondiali di cardiologia interventistica, arriva un prodotto finito giudicato di qualità, questo avrà l’immediata pubblicazione su una testata importante alla fine del congresso».
Mancano due lettere…
«Poi c’è la S di Societies ovvero la collaborazione scientifica e altre forme di cooperazione con le altre società scientifiche italiane e le istituzioni governative. Abbiamo un team dedicato che – per quest’anno lo facciamo a Roma a Montecitorio – parlerà con le istituzioni relativamente alle problematiche di accesso alle cure, ai problemi di regia e quant’altro, in modo tale da capire, parlandoci direttamente, le criticità e semplificare le procedure, capire cosa c’è dietro alle difficoltà che a volte impediscono di offrire dei dispositivi alla popolazione. Con altre società scientifiche, invece, svilupperemo linee di azione comuni che contribuiscano al progresso generale della comunità cardiologica italiana sul piano scientifico, formativo e di confronto con le istituzioni pubbliche.
Infine, l’ultimo punto del programma, la E, sta per Educatio, quindi formazione professionale innovativa per medici e professioni sanitarie. Per esempio, abbiamo da quest’anno una piattaforma di condivisione che consente di osservare simultaneamente esperienze live o live in a box e dove insieme con più pannelli si può avviare una discussione interattiva, un nuovo modo di fare, al di là della congressistica che comunque rimane, informazione».
Lorenzo Di Palma