Quella dei punti nascita è una questione che interessa molte Regioni: il Ministero della Salute ha fissato a 500 parti l’anno la soglia minima per considerare sicuro un punto nascita, chiedendo alle strutture di centralizzare ulteriormente i parti e di puntare ad almeno mille casi l’anno.
Va da sé che i punti nascita con meno di 500 casistiche l’anno devono chiudere, a meno che non si riesca a ottenere una deroga dal Ministero stesso. E proprio una deroga era stata chiesta dalla Regione Emilia Romagna per sei punti nascita posti in area appenninica: Scandiano (RE), Mirandola (MO) e Cento (FE), Castelnovo ne’ Monti (RE), Pavullo nel Frignano (MO) e Borgo Val di Taro (PR).
Il 5 ottobre scorso è giunto il verdetto del Ministero, che ha stabilito di tenere aperti solo i primi tre punti nascita, fornendo direttive di chiusura per gli altri tre. Le motivazioni di questa decisione sono tutte nei numeri: il punto nascita di Cento e Mirandola ha sempre contato più di 500 parti l’anno e se l’attività è calata è a causa del sisma avvenuto nel 2012; Scandiano ha invece contato nello scorso anni 490 parti, un numero vicino al limite di 500.
Per tutti e tre i punti nascita la Commissione ha stabilito di osservare le ulteriori evoluzioni.
A Borgo Val di Taro nel 2016 sono stati effettuati solo 124 parti, peraltro con un’alta percentuale di cesarei (35,2%); il punto di Castelnovi ne’ Monti ha registrato solo 153 parti lo scorso anno con il 29,5% di cesarei, mentre Pavullo nel Frignano 196 parti, di cui 13,7% con taglio cesareo. Per questi punti, inoltre, il trend di parti è in calo.
Stefania Somaré